BRUXELLES - La Commissione Europea ha inflitto a X (ex Twitter) la prima sanzione ufficiale nell’ambito del Digital Services Act (Dsa), comminando una multa di 120 milioni di euro. La decisione chiude parzialmente l’indagine avviata nel dicembre 2023, accusando la piattaforma di tre violazioni principali degli obblighi di trasparenza. 

Resta in corso, invece, l’accertamento sul trattamento dei contenuti illegali e sul funzionamento dell’algoritmo della piattaforma. 

L’accusa della Commissione si è concentrata su pratiche riconducibili al “design ingannevole” della piattaforma. Al primo posto c’era la questione cruciale della spunta blu: l’esecutivo Ue ha accusato X di utilizzare il “segno di spunta blu” per gli account verificati in modo palesemente illusorio. Dal momento che chiunque può pagare per ottenere lo status “verificato” senza una reale e significativa verifica dell’identità, la piattaforma violava l’obbligo del Dsa di vietare le pratiche di progettazione ingannevoli (dark patterns).  

L’implicazione era grave: questo inganno esponeva direttamente gli utenti a truffe, frodi di impersonificazione e altre forme di manipolazione, rendendo impossibile valutare l’autenticità degli account con cui si interagiva. 

In secondo luogo, la Commissione ha evidenziato una netta carenza di trasparenza: l’archivio pubblicitario (recovery pubblicitario) di X non soddisfaceva i requisiti di accessibilità previsti dal Dsa. 

Infine, la piattaforma è stata sanzionata per aver frapposto ostacoli concreti all’accesso ai dati pubblici per i ricercatori. Ad esempio, i termini di servizio di X vietavano esplicitamente ai ricercatori idonei di accedere in modo indipendente ai suoi dati, persino tramite la semplice tecnica di scraping. 

I funzionari della Commissione hanno chiarito che le multe sono calcolate in modo proporzionato alla gravità dell’infrazione, rimanendo al di sotto del tetto massimo del 6% del fatturato. 

Inoltre, X avrà 60 giorni per indicare le misure correttive riguardo alla spunta blu, e 90 per pubblicità e dati. In caso di mancato adeguamento, potranno scattare ulteriori sanzioni. 

La decisione ha suscitato una controversa reazione politica negli Stati Uniti. Il vicepresidente JD Vance ha attaccato l’Unione europea, affermando che “l’Ue impone la censura con la multa a X” e dovrebbe invece “sostenere la libertà di parola, non attaccare le aziende statunintensi”. Il post di Vance è stato condiviso e commentato positivamente dal proprietario di X, Elon Musk.   

In parallelo, Bruxelles ha chiuso con successo il procedimento su TikTok (controllata dalla cinese ByteDance). La Commissione ha approvato gli impegni vincolanti presentati dalla piattaforma, giudicandoli adeguati a garantire la piena trasparenza in merito agli annunci sui suoi servizi. TikTok si è impegnata a rendere il suo archivio pubblicitario pienamente trasparente, aggiornato ogni 24 ore, consultabile e completo di informazioni sui criteri di targeting.