ROMA - L’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, al centro di un affaire nel settembre scorso culminato con le dimissioni dell’allora ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, rischia di finire sotto processo nella Capitale per accuse che comprendono anche il reato di stalking ai danni del giornalista Rai. La procura ha notificato all’indagata l’atto di conclusione delle indagini che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio. Il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e le sostitute Giulia Guccione e Barbara Trotta contestano alla donna anche i reati di lesioni, interferenze illecite nella vita privata e diffamazione. Tra i vari capi di imputazione c’è anche un capitolo relativo a false dichiarazioni nel curriculum che Boccia aveva redatto per l’organizzazione di eventi. Nel procedimento risultano parti offese Sangiuliano, la moglie e l’ex capo di gabinetto del dicastero, Francesco Gilioli.
Il procedimento era stato avviato per l’esposto di Sangiuliano arrivato poche settimane dopo il caso esploso intorno alla mancata nomina dell’imprenditrice a consigliera del Mic. Un terremoto costato la poltrona all’attuale corrispondente da Parigi per la Rai finito anch’egli sotto indagine per le accuse di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio. Filone questo poi archiviato. Nel capo d’imputazione relativo allo stalking a carico dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia i pm scrivono che l’indagata “con condotte reiterate ossessive e di penetrante controllo della vita privata, professionale e istituzionale rivolte verso Sangiuliano, con cui intratteneva una relazione affettiva extraconiugale e anche successivamente alla definitiva rottura dei rapporti, cagionava nello stesso un perdurante e grave stato di ansia e paura che si estrinsecava in un forte stress, un notevole dimagrimento, pensieri suicidi, modo tale da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica, inducendolo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale”.
Boccia, è detto nell’atto, “chiedeva dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito di lavorare insieme con nomina fiduciaria del ministro, al fine di giustificare la presenza quotidiana presso gli uffici ministeriali, contestualmente ponendo in essere azioni volte a screditare i suoi collaboratori più vicini, con progressivo isolamento, e avanzando continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali o con il proprio staff”. Secondo i pm, l’imprenditrice “effettuava plurime pressanti richieste di consegnarle il telefono cellulare, utilizzato dal Sangiuliano anche per i contatti istituzionali, per ispezionarlo, anche pretendendo la consegna di password o comunque lo sblocco delle applicazioni o, in alternativa, di consentirle indiscriminato accesso da remoto” e “imponeva all’allora ministro, quantomeno a partire dal’11 giugno del 2024, di non portare la fede nuziale e, infine, sottraendola”. Vengono poi elencati una serie di episodi ‘vessatori’. “Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare”’. Il messaggio è stato pubblicato dall’imprenditrice su Instagram nell’agosto del 2024 e per gli inquirenti è “a titolo punitivo” nei confronti dell’ex ministro per essere egli “stato in visita istituzionale in Egitto con la moglie”.