ROMA - La partita delle nomine Rai arriva ai tempi supplementari, di almeno quindici giorni, per risolvere lo stallo, e non è chiusa neanche quella sul candidato del centrodestra in Liguria, anche se l'ipotesi di puntare sul leghista Edoardo Rixi resta la più concreta. 

Il vertice dei leader di centrodestra si è concentrato sulla manovra, lasciando invece aperti questi nodi, che Giorgia Meloni intende sciogliere quanto prima per affrontare con meno incognite un autunno delicato, preceduto da settimane di fibrillazioni estive fra Lega e Forza Italia e infine dalle turbolenze per il caso Sangiuliano-Boccia. 

Non ufficialmente all'ordine del giorno, la questione Rai è stata trattata nelle due ore di riunione, ed è destinata a slittare al voto di Camera e Senato sui consiglieri di amministrazione della tv pubblica, previsto per questa settimana. Il 26 settembre potrebbe essere il nuovo orizzonte. 

Meloni, insomma, prende tempo per cercare di risolvere il puzzle, da una parte trattando con gli alleati, dall'altra con le opposizioni, che chiedono un presidente di garanzia anziché Simona Agnes, in quota FI. Si parla di profili come quelli di Gianni Minoli, Ferruccio De Bortoli (però si sarebbe già detto indisponibile), Walter Veltroni e Milena Gabanelli, nome su cui ci sarebbe l'apprezzamento soprattutto del M5s. 

FI, però, per ora non cede su questo fronte, come avrebbe chiarito anche Tajani al vertice. La premier alle opposizioni avrebbe proposto di accettare il ticket Agnes presidente e Giampaolo Rossi ad, con l'accordo blindato di includere le loro proposte nella futura riforma della governance Rai.  

Finora, però, non è arrivata una risposta positiva. L'alternativa sul tavolo sarebbe procedere con la votazione dei consiglieri in Parlamento, affidando poi la presidenza pro-tempore al più anziano in attesa dell'accordo in commissione di Vigilanza. Ma anche questa ipotesi per ora non decolla. 

Se alla fine FI rinunciasse ad Agnes, con una compensazione nel giro di nomine dei dirigenti Rai, e si trovasse una convergenza su un presidente di area dem, il Pd rinuncerebbe a nominare un suo consigliere d'amministrazione, e lo stesso farebbe il Movimento se invece la scelta cadesse su un profilo da loro proposto. In questo scenario incerto si osservano con attenzione anche le mosse di Matteo Renzi, con la maggioranza che spera si smarchi dalle altre opposizioni in chiave anti-M5s.