BOGOTÀ - Questo lunedì, il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha dichiarato lo stato di “allarme e di emergenza economica”, a seguito degli episodi di violenza che hanno avuto luogo nella regione del Catatumbo, nel nord-est del paese, vicino al confine con il Venezuela.
Negli scontri tra il gruppo guerrigliero dell’Esercito di liberazione nazionale (ELN) e altri gruppi armati, derivati dalle FARC, per il controllo del territorio, iniziati giovedì scorso, sono state uccise almeno 80 persone e circa 11mila sono state costrette a fuggire a causa della violenza.
Petro ha annunciato la decisione attraverso il suo profilo su X, ribadendo il suo appello per la pace in Colombia.
Con l’adozione dello stato di “allarme e di emergenza economica”, il presidente avrà un periodo di 90 giorni per emettere i decreti necessari a risolvere i problemi che hanno motivato la dichiarazione, come previsto dall'articolo 213 della Costituzione colombiana. Questo periodo può essere prorogato due volte (la seconda proroga che richiede l’approvazione del Senato).
In una conferenza stampa alle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri colombiano, Luis Gilberto Murillo, ha definito “inaccettabili” le azioni dell’ELN, sottolineando che il governo continuerà a cercare di stabilire la pace.
In risposta alla violenza, il presidente Petro aveva annunciato venerdì scorso la sospensione delle trattative con l’ELN, che sabato aveva accusato in un comunicato vari membri delle FARC di essere i responsabili di alcuni omicidi nella zona. Sostenendo che, se fossero proseguiti gli attacchi, l’unica opzione sarebbe stata il “confronto armato”.
Il governo del Venezuela ha creato una forza speciale nella propria frontiera per accogliere i cittadini colombiani che scappano dalla violenza tra gruppi guerriglieri nel Catatumbo. Le forze armate, la protezione civile e i pompieri sono stati dispiegati per assistere gli sfollati, che ricevono aiuti umanitari nei Comuni venezuelani di Jesús María Semprún (nello Stato di Zulia) e di García de Hevia (nello Stato di Táchira).
Intanto, si stanno verificando cambiamenti significativi nella composizione dell’esecutivo, in preparazione alle elezioni del 2026.
Alcuni membri del governo di Petro hanno presentato le loro dimissioni, per permettere al presidente di nominare nuovi funzionari in vista delle prossime elezioni politiche per il Congresso e la presidenza, che si terranno l’anno prossimo. Il presidente aveva richiesto ai suoi ministri che coloro che aspirano a ricoprire cariche pubbliche avrebbero dovuto dimettersi per evitare conflitti legali.
Tra i funzionari che hanno rassegnato le dimissioni ci sono Mauricio Lizcano, ministro delle TIC (Tecnologie, informazione e telecomunicazioni), e María Constanza García, ministra dei Trasporti. Lizcano ha pubblicato un messaggio su X esprimendo gratitudine per l’opportunità di servire il Paese, mentre García ha dichiarato di aver preso la decisione dopo un processo di riflessione, ringraziando il presidente Petro per la fiducia accordata.
Questi cambiamenti potrebbero essere solo i primi di una serie di altre modifiche nei prossimi giorni.
Nonostante il presidente non abbia commentato le recenti dimissioni ministeriali, la scorsa settimana, nel contesto instabile in cui si trova la Colombia, Petro aveva incontrato tutti i suoi funzionari a Bogotá dove, per tre giorni, è stata definita una strategia su investimenti sociali, in sicurezza e possibili cambiamenti all’interno del governo.
La senatrice dell’opposizione María Fernanda Cabal ha criticato duramente la ristrutturazione del governo, accusando Petro di distogliere l’attenzione dalla grave situazione in Catatumbo. “Questa è solo una vecchia tattica”, ha scritto su X, “mentre più di 11mila persone sono sfollate e più di 80 sono morte negli scontri tra le FARC e l’ELN, Petro decide di fare un ‘rimpasto’ ministeriale, cercando così di distrarci da ciò che dovrebbe essere la nostra priorità”.