Stefano Nicoletti ha portato la cucina casareccia italiana nel deserto di Mount Isa, perché “le aree remote hanno bisogno di nuova linfa vitale”.

Subito dopo il trasferimento, il ventinovenne ha cominciato a rivoluzionare la polverosa cittadina mineraria, portando quel tocco di italianità che mancava.

“Sono un parrucchiere professionista, da ormai quasi treanni in Australia. Dopo il mio soggiorno tra il comfort di Brisbane e della Sunshine Coast, ho deciso di accettare una nuova sfida e una proposta di lavoro a Mount Isa”, ha raccontato.

“Non avevo idea di che posto fosse, ho cominciato a informarmi e sono rimasto un po’ scioccato: il deserto, le miniere, il caldo. Mi sono reso conto che non sarebbe stato facile. Sono arrivato per lavorare in un grande salone, ma sentivo di voler fare di più per integrarmi nella comunità e passare il tempo in un luogo non proprio ameno", ha continuato.

Nicoletti ha ammesso di amare la cucina, tanto da intraprendere un percorso di studio e ottenere alcune qualifiche necessarie per la professione.

“Ho aperto la mia attività di take away nel mio tempo libero”, ha continuato, aggiungendo di aver aperto anche una pagina social per presentarsi ai suoi concittadini.

In pochissimo tempo, è diventato quasi una “superstar” tra la comunità locale.

“Le persone che vivono in questa cittadina lavorano sodo, spesso hanno poco tempo per cucinare e mangiare sano. Preparo lasagne, cannelloni che sono vero e proprio comfort food e ho una miriade di ordini – ha raccontato –. La vita nel deserto è dura, ma sento che, con la mia professione di parrucchiere e cuoco part-time, sto aiutando questa comunità di lavoratori a vivere una vita più serena dove il duro lavoro è intervallato e premiato dalla cura di se stessi, dall’estetica al mangiar sano. E poi sappiamo che il cibo italiano unisce e favorisce la socializzazione”.

Stefano Nicoletti, inoltre, ha voluto lasciare un consiglio ai suoi connazionali.

“Lo so che l’Australia rurale e le comunità remote possono intimorire gli italiani che non amano l’isolamento e queste situazioni estreme. Le nuove generazioni di migranti hanno smarrito lo spirito pionieristico che animava i primi italiani arrivati in Australia, ma questa Australia ‘remota’ può in realtà offrire occasioni inaspettate e ha bisogno di persone nuove e volenterose, avventurieri che diano nuova linfa a queste comunità– ha aggiunto –. Non fatevi intimorire, creiamo una casa e una comunità anche in mezzo al deserto”.