Lo scorso giovedì 13 marzo, nella sede del Co.As.It. di Carlton, si è svolto un evento straordinario dedicato al contributo degli italiani all’industria edile in Australia. Un’occasione per riflettere sul passato, celebrare il presente e guardare al futuro attraverso le testimonianze di professionisti che hanno lasciato un segno indelebile nel settore. Ad aprire la serata è stato Paolo Baracchi, responsabile della programmazione culturale del Co.As.It., che ha accolto gli ospiti con parole di ringraziamento e di orgoglio: “Siamo in grado di offrire alla nostra comunità una presentazione di quattro stimati professionisti del settore sul contributo multiforme degli italiani all’industria edile in Australia. Questa è davvero una storia di successo”.
Tra i relatori, l’architetto Cinzia Di Renzo ha guidato il pubblico attraverso un viaggio storico, partendo dai primi arrivi nell’Ottocento fino all’ondata migratoria del Novecento. “Tra il 1840 e il 1850, la presenza italiana in Australia era minima: solo pochi navigatori, esploratori, preti e missionari. Ma negli anni successivi, molti italiani arrivarono in cerca di fortuna e di un mondo migliore, contribuendo in maniera significativa alla crescita del settore edile”, ha spiegato Di Renzo.
L’architetto ha quindi descritto le difficoltà affrontate dai lavoratori italiani, tra barriere linguistiche, discriminazioni e il difficile riconoscimento delle qualifiche professionali: “Molti arrivavano con una qualifica professionale, ma questa non veniva sempre riconosciuta in Australia. Così tanti costruttori dovevano iniziare dal basso, adattandosi a un ambiente lavorativo ostile e molto competitivo”.
Di Renzo ha poi sottolineato come i costruttori italiani abbiano introdotto elementi distintivi come le balaustre ispirate alle ville palladiane, le verande e i patii, nonché le decorazioni in stucco, spesso realizzate da artigiani veneti. “Possiamo vedere molte case nei quartieri limitrofi della città che presentano questi dettagli caratteristici. Gli italiani erano molto nostalgici e hanno cercato di portare con sé un pezzo del loro Paese”, ha osservato.
L’architetto ha anche ricordato il contributo nelle grandi opere di Melbourne, come la cattedrale di San Patrizio e il Royal Exhibition Building, nonché la presenza di numerose fabbriche di mattoni nel Victoria: “Alcune fabbriche di mattoni erano a Northcote e Brunswick, dove lavoravano molti italiani. Queste industrie sono state fondamentali per la crescita edilizia della città”.
A seguire, Vin Sammartino, business development manager presso Hacer Group, ha portato una testimonianza personale, raccontando il suo percorso da giovane ribelle a imprenditore di successo. Cresciuto in una famiglia italo-australiana, Sammartino ha inizialmente intrapreso studi di economia, ma ben presto ha scoperto la sua vera vocazione nel settore dell’edilizia.
Dopo anni di esperienza nel settore del cemento, ha fondato l’azienda Meridian Concrete, portandola a diventare una delle più grandi realtà del settore in Australia. La sua storia è una narrazione di sacrifici, coraggio e spirito imprenditoriale, un tributo alla tradizione familiare e all’eredità italiana nel mondo degli affari.
“Partire da zero non è stato facile – ha esordito Sammartino –. Ricordo di aver sempre tenuto un estratto conto nel cassetto per mostrare a chiunque dubitasse di me che non stavo fallendo. La determinazione e il duro lavoro erano le chiavi per andare avanti”. Oggi, la sua ex azienda è una delle più grandi realtà del settore in Australia, con tantissimi dipendenti.
Un’altra voce di rilievo è stata quella di Carlo Corallo, direttore tecnico di Peddle Thorp Architects, che ha sottolineato il ruolo chiave della visione e della creatività italiana nel settore. “Gli italiani non solo hanno dimostrato di lavorare sodo e di prendersi rischi, ma anche di essere artisti, imprenditori e soprattutto visionari. Ed è per questo che gli italiani si distinguono davvero da tutti gli altri”, ha affermato il direttore.
Corallo ha illustrato il lavoro della sua azienda nel progetto Rod Laver Arena del Melbourne Park, rinomato per essere il fulcro del torneo di tennis dell’Australian Open, un’opera pionieristica nel campo dei centri polifunzionali.
Ha descritto le sfide affrontate nel processo di costruzione, dalle complessità strutturali alle pressioni finanziarie, evidenziando come il coraggio e la capacità di collaborazione abbiano fatto la differenza: “Abbiamo tutti avuto umili origini. E non c’era niente che non potessimo fare se ci impegnavamo abbastanza”.
A chiudere l’incontro, Alberto Sebastiani, co-fondatore di Onco Projects, che ha condiviso la sua esperienza nel settore residenziale e commerciale, testimoniando l’evoluzione del ruolo degli immigrati italiani nel corso degli anni: “Se un tempo erano principalmente operai e scalpellini, oggi molti di loro sono architetti, ingegneri e project managers, protagonisti di un’industria in continua trasformazione”.
Ha concluso poi il suo intervento sottolineando l’importanza del contributo italiano nel settore: “Il workshop di oggi ci ha mostrato come, in questo settore, facciamo tutti parte di uno schema più ampio di questa straordinaria eredità italiana. Ed è un onore essere in grado di continuarla.”
L’evento del Co.As.It. ha rappresentato un’opportunità unica per riflettere sul passato e sul presente della comunità italiana in Australia. Attraverso le voci di professionisti di spicco, è emerso un ritratto vibrante di determinazione, talento e successo e di un patrimonio che continua a scandire i paesaggi di Melbourne.