Hipopotomonstrosesquipedaliofobia
di Bendicò

È pensiero comune che lavorare in posta sia il Sacro Graal della tranquillità: lettere, timbri, stipendio sicuro e nessuna sorpresa. Un rassicurante grigio pastello al riparo da qualsiasi rischio. Era però tutt’altra faccenda per Enrico Bettarelli, che dal 1989 scrutava dallo sportello 4 i suoi avventori con l’allerta di un suricato nel deserto.
Per lui, ogni giro della porta scorrevole era uno scatto di tamburo alla roulette russa. E, di tanto in tanto, il colpo partiva. Come quella mattina, quando un ben noto tacchettio aveva fatto sussultare – avrebbe giurato – pure le etichette adesive sul bancone.
“Mariamaddalena Stramengheridoni” disse la donna, a grandi passi verso di lui. “Non le sto a chiedere se lo ricorda”. Enrico si irrigidì come un fermacarte. “Mi dica”, riuscì ad articolare.
“Raccomandata all’Associazione Intergenerazionale per la Riqualificazione Filologica delle Toponomastiche Precolombiane”. Una palpebra gli prese a tremare come un cellulare in silenzioso.
“Avanti, mi prenda una busta in carta lignocellulosica anfiriciclabile come da direttiva europarlamentare 1128/2024”.
Lo stomaco fece un origami.
“Su, metta il destinatario. Bartholomäus Von Pfefferkorn-Hildebrandt. D e T finali. Come mittente ovviamente il mio nome. Questa volta lo scriva giusto, per cortesia. E non mi perda il contegno”. Sudore nei calzini.
La salvezza parlò con la voce di Lucy dello sportello 3: “Signora Stramengheridoni, la prego, si accomodi: le direttive europarlamentari sono ora di mia competenza”, con l’aplomb magistrale di chi finge per un bene superiore.
Enrico stentava a crederci. Il sangue circolava di nuovo nelle sue mani. Respirò a fondo, mentre il dlin dlon all’ingresso confermava che la vita era tornata a scorrere.
“B-buongiorno Comandante Caradentepontartigli”, biascicò Lucy - lo sguardo apprensivo verso il collega.
“Non direi proprio”, rispose l’ufficiale.  “Devo inviare una retrodichiarazione di non-conformità con certificazione preesecutiva del Consolato Nordaustrale. Bettarelli, la vedo libero: facciamo presto”.