Li vedo ogni giorno di Memo
Li vedo ogni giorno. Sono uno che osserva.
La donna con la sciarpa bianca sale sempre alla stessa stazione con il solito passo esitante. Oggi ha pianto con il telefono in mano. Si è voltata verso il finestrino e si è strofinata gli occhi, facendo finta di niente.
Il signore in giacca e cravatta ha la testa infilata nel computer portatile. Pare più interessato ai suoi numeri che a tutto il resto. Ogni tanto apre un file intitolato bozza.doc, ma lo richiude subito. Non ha tempo per queste scemenze, lui.
E poi c’è lei, la ragazza che legge da mezz’ora, ma non gira mai pagina. Il volto assorto, la testa altrove. Si desta dai suoi pensieri. Chiude il libro e prende il cellulare. Guarda il sito dell’università. Esami sostenuti: zero. Apre WhatsApp e legge l’ultimo messaggio di sua madre: 28 in diritto privato. Bravissima!
Questa sera festeggiamo al giapponese.
Si morde il labbro. D’istinto fruga dentro la borsa. Tira fuori una penna e un taccuino blu. Apre una pagina bianca e, con un tratto incerto, scrive: Non ho mai scelto niente nella mia vita. Nemmeno adesso. E poi in mezzo alla pagina in stampatello: SARA = NULLA
Poi riguarda il messaggio. Questa sera festeggiamo.
Ma lei lo sa: questa sera, no. Questa sera non ci sarà. Ripone il taccuino, si alza per scendere. Davanti a lei, nel corridoio, una donna piange smarrita. In mano ha una valigia e un cappello a cilindro. Grida, scuotendo il bagaglio:
“Esci da qui! Vieni fuori! Aiuto!”
Sara la guarda, confusa. Ma si avvicina. Le fa posare la valigia, cerca di calmarla. Le parla con dolcezza. E mentre lo fa, si dimentica per un istante del ristorante giapponese, dell’esame non dato e della sua fine.
Io le osservo. E, a modo mio, sorrido.
Faccio questo viaggio tutti i giorni, e ogni volta li vedo. Tutti così pieni di pensieri che io so ascoltare. I loro silenzi fanno rumore. Ridono, piangono, si guardano, si sfiorano. Qualcuno parte. Qualcuno torna. Qualcuno resta, ma vorrebbe andare. Qualcuno va, ma vorrebbe restare.
Io li accompagno. So quando salgono, dove scendono, cosa portano negli occhi e nel cuore. E a volte vorrei raccontarlo a qualcuno quello che vedo. Ma non posso.
Io non parlo. Io vado.
Alla fine, cosa volete che ne sappia?
Sono solo un treno.