ADELAIDE – Domenica 6 marzo, grande pomeriggio dedicato alle donne al San Giorgio La Molara Club, con la presentazione di ben tre libri, scritti da donne e per le donne. Circa un centinaio le persone che hanno partecipato in presenza, tra cui il sindaco di Campbelltown, Jill Whittaker, e diversi consiglieri comunali e accademici.
La presentazione è stata trasmessa anche in diretta Zoom, una trentina gli utenti collegati da varie parti d’Australia, da Melbourne, Mildura e Sydney, dagli Stati Uniti e dall’Europa. Né il terremoto della mattina avvertito in tutta Adelaide né un tentativo di hackeraggio hanno scoraggiato i partecipanti e gli ospiti.
Teresa Capetola, fondatrice di Ascolta Women e anima del gruppo, ha introdotto il progetto e i tre libri presentati e ha lasciato la parola a Pina Marino Leyland, che ha raccontato del suo ebook, 100 Days: 100 Recipes Cooking with Mamma, ispirato dalla compagnia dell’anziana mamma con cui ha trascorso il lockdown. È stata poi la volta di Maria Fantasia che ha presentato un altro libro autobiografico e molto intimo: My Father’s Story... through my eyes. Entrambe le presentazioni sono state accompagnate da brevi video ricchi di emozionanti immagini. Infine, Luci Callipari Marcuzzo, un’artista di Mildura, nonché tra le curatrici dell’antologia Stories from La Tavola, ha raccontato la genesi del collettivo Ascolta Women mentre Daniella Trimboli, accademica e co-curatrice del secondo volume pubblicato da gruppo, ha approfondito il contenuto del volume composto da una serie di brani scritti dalle signore che si incontrano online da un paio d’anni per parlare di scrittura creativa attorno a temi comuni e condivisi.
Trimboli ha aperto il suo discorso affermando che sebbene l’idea di un libro scritto da donne italiane sul cibo possa sembrare scontata, persino rischiosa, nel rafforzare stereotipi da cui vogliamo tutti liberarci, in realtà di scontato c’è ben poco: “Gli italo-australiani, ovviamente, sono stati spesso dipinti in modo unidimensionale attraverso la lente del cibo. Le donne italiane, poi, sono state relegate all’immagine della preparazione del cibo, confinate in cucina –ha detto, facendo riferimento a immagini ingombranti che non lasciano molto spazio ad altro, mentre l’italianità è molto di più, ormai lo sappiamo –. Queste preoccupazioni hanno colorato molte discussioni del collettivo Ascolta Women nel 2021, discussioni appassionate, emotivamente crude, a volte semplicemente dure. Nonostante queste preoccupazioni, abbiamo persistito. E penso di parlare a nome di Ascolta Women quando dico che siamo incredibilmente orgogliose e contente di averlo scritto”.
L’antologia è stata infatti occasione per riflettere sullo stereotipo che lega italianità e cibo, un legame che esiste, inutile negarlo, per questo valevole di riflessione.
Come, quando, dove è nato questo legame? Un tema di grande interesse per le donne di Ascolta Women: cosa significa Stories from La Tavola per noi donne italo-australiane, appartenenti a generazioni e luoghi diversi, che le nostre identità siano legate al cibo in un modo apparentemente così ovvio? Cosa succede, ad esempio, se sono una donna italiana a cui non piace molto cucinare? Chi si sente stressata dal cibo e dal lavoro associato alla cucina? Viceversa, cosa succede se amo cucinare, se adoro stare nella mia cucina a fare la pasta: mi sto in qualche modo rinchiudendo in uno stereotipo di cui non ho il controllo?
Queste sono solo alcune delle domande a cui il libro Stories from La Tavola tenta di rispondere, malgrado alcune restino aperte, d’altronde l’ovvio difficilmente è ovvio e spesso maschera o smaschera dinamiche complesse.
Il tema del cibo rappresenta un punto di inizio ma non di arrivo: “Mentre scrivevamo del cibo nello spazio di Ascolta Women, abbiamo realizzato che il cibo non è un argomento ovvio o semplicistico per noi donne italiane: è complicato, disordinato, ricco di sfumature. È un tema di tensione. Scrivere di cibo ha fatto emergere esperienze e ricordi di cura, connessione, nutrimento e gioia – cibo di conforto –, ma ha anche fatto emergere esperienze e ricordi di traumi, rabbia, risentimento e dolore – cibo di disagio”, prosegue Trimboli.
Per questo è necessaria una dovuta attenzione, come recita l’introduzione: alcune di queste storie toccano corde molto sensibili: “Nella raccolta Stories from La Tavola emerge che a volte vale la pena di rivisitare un territorio che pensiamo sia già stato percorso – conclude l’accademica –; ricordare che le storie e le idee che abbiamo sulla nostra cultura ma anche, e forse soprattutto, sulle altre, raramente sono così semplici come appaiono a prima vista. Infine, l’opera ci ha aiutato a ricordare che due o più elementi possono essere veri e reali contemporaneamente e coesistere malgrado il conflitto. Stories from La Tavola evoca emozioni leggere, felici e di abbondanza ma anche sentimenti oscuri e cupi. Un’utile metafora della vita quotidiana delle donne immigrate italiane e più in generale di tutti i migranti, dove almeno due elementi coesistono sempre: la patria e la casa attuale, il passato e il presente, la tristezza e il desiderio per le cose che ci mancano o che ci siamo perse per strada e la felicità e l’orgoglio che abbiamo per tutto ciò che abbiamo guadagnato”.
Un messaggio positivo, di resilienza quindi, della capacità delle donne di sostenere “situazioni diverse e contrastanti” e quindi un invito a sostenersi a vicenda, nel nome di questo potente e virtuoso comune elemento.
Per My Father’s Story… through my eyes, è possibile scrivere direttamente all’autrice all’email mfantasia07@hotmail.com; 100 Days: 100 Recipes Cooking with Mamma, disponibile solo in versione digitale, sul sito della casa editrice Clarendon House Publications, infine Stories from La Tavola, scrivendo ad ascoltawomen@gmail.com. Tutti i libri sono in inglese.