CANBERRA - La Coalizione ha annunciato la creazione di una taskforce dedicata ad antisemitismo, estremismo e controterrorismo dopo l’attacco di Bondi che ha causato 15 morti, accrescendo la pressione sul primo ministro Anthony Albanese affinché attui “in modo completo” il rapporto dell’inviata speciale Jillian Segal.

Il gruppo sarà guidato dalla leader dell’opposizione Sussan Ley e avrà il compito di intensificare il controllo sulla risposta del governo federale, valutando al contempo eventuali falle nella sicurezza nazionale emerse dopo l’attentato.

Le autorità hanno confermato che i due attentatori, padre e figlio, che, domenica scorsa, hanno preso di mira l’evento “Chanukah by the Sea” erano ispirati dallo Stato Islamico. La taskforce concentrerà una parte centrale del proprio lavoro sull’esame di tutte le raccomandazioni contenute nel rapporto Segal, con l’obiettivo di “farle avanzare, rafforzarle e applicarle”. La Coalizione ha indicato che, se necessario, potrebbe presentare proposte di legge di iniziativa parlamentare.

Il gruppo cercherà inoltre di individuare lacune nei poteri delle forze dell’ordine e di avviare un confronto diretto e continuo con i leader e le organizzazioni della comunità ebraica, con l’intento di migliorarne la protezione e ricostruire la fiducia. Alla prima riunione, tenutasi ieri, hanno partecipato esponenti di primo piano dell’opposizione, tra cui Michaelia Cash, Jonno Duniam, James Paterson, Julian Leeser, Andrew Wallace e Bridget McKenzie.

Secondo Ley, l’antisemitismo rappresenta “un pericolo reale e immediato” per la vita degli australiani e richiede una risposta nazionale seria. “È una questione di sicurezza nazionale. Non è uno scontro di slogan o di politica”, ha dichiarato, sostenendo che l’odio antiebraico sarebbe stato “lasciato crescere sotto gli occhi di tutti” e che l’attacco di Bondi ne sarebbe una conseguenza. La leader dell’opposizione ha aggiunto che la Coalizione è pronta a sostenere qualsiasi azione efficace che rafforzi il contrasto al terrorismo e protegga le persone.

Albanese ha difeso l’operato del suo esecutivo, affermando che molte delle raccomandazioni del rapporto Segal, pubblicato a luglio, sono già in fase di attuazione. Ha ricordato l’introduzione di leggi contro l’incitamento all’odio, i simboli nazisti e la pubblicazione dei dati personali di persone, la creazione del National Student Ombudsman e programmi finanziati per contrastare il razzismo nelle scuole, oltre a fondi per la sicurezza e per iniziative culturali.

Il Dipartimento degli Esteri sta inoltre lavorando con Segal su percorsi formativi per il personale coinvolto nella gestione dei visti, con moduli specifici per identificare forme di antisemitismo. Resta però il fatto che il governo non ha ancora risposto formalmente a tutte le raccomandazioni, comprese quelle più controverse sui finanziamenti a università e istituzioni culturali.

Ieri, Segal ha sollecitato una presa di posizione ufficiale, affermando che, alla luce della crescente preoccupazione della comunità, “serve una dichiarazione formale sull’implementazione”.