CALTANISSETTA - Dopo due anni di indagini, la procura di Caltanissetta ha chiuso l’ultimo capitolo sulla strage di Capaci, escludendo il coinvolgimento di ambienti della destra eversiva.
In particolare, è stato archiviato il fascicolo che ipotizzava un ruolo di Stefano Delle Chiaie, storico fondatore di Avanguardia nazionale, nella fase ideativa ed esecutiva dell’attentato del 23 maggio 1992, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Il giudice per le indagini preliminari Santi Bologna ha accolto integralmente le conclusioni del pool, coordinato dal procuratore Salvatore De Luca e dall’aggiunto Pasquale Pacifico, decretando l’archiviazione del procedimento. Lo riporta l’edizione di Palermo di Repubblica.
“È certo che nessun elemento utile a ricostruire un ruolo di Delle Chiaie nella strage di Capaci possa trarsi dalle dichiarazioni dei testimoni ascoltati”, si legge nel provvedimento depositato il 23 aprile scorso.
L’indagine si basava in larga parte sulle affermazioni dell’ex brigadiere dei carabinieri Walter Giustini, secondo cui il mafioso Alberto Lo Cicero gli avrebbe parlato di un coinvolgimento di Delle Chiaie. Anche la moglie di Lo Cicero, Maria Romeo, aveva riferito di presunti incontri tra Delle Chiaie e il boss Mariano Tullio Troia nella primavera del 1992.
In particolare, la donna era arrivata a parlare di un “sopralluogo” a Capaci a cui avrebbero partecipato Delle Chiaie e Lo Cicero, e di un colloquio tra quest’ultimo e Paolo Borsellino, avvenuto nel Palazzo di giustizia di Palermo dopo l’attentato a Falcone.
“Lo Cicero mi disse di aver riferito a Borsellino che aveva accompagnato Delle Chiaie per un sopralluogo a Capaci, insieme a un altro soggetto”, ha raccontato Romeo.
Nei mesi scorsi, la donna aveva anche rilasciato un’intervista alla trasmissione Report sulle stesse vicende, ma ora la procura considera inattendibili le dichiarazioni di Romeo, così come quelle di Giustini.
La richiesta di archiviazione è stata firmata dai sostituti procuratori nisseni Nadia Caruso, Davide Spina e Claudia Pasciuti, insieme ai magistrati nazionali Domenico Gozzo e Francesco Del Bene, che erano stati applicati all’indagine.