Negli stessi giorni, nello stesso mare dove quei due amanti immaginari si abbracciavano da tempo immemorabile, cinquecento miglia nautiche più a sud, verso Lampedusa, due barchini carichi di migranti si sono rovesciati e l’acqua si è riempita di cadaveri: hanno toccato terra circa trenta persone in meno, rispetto a quelle partite dalla sponda sud. Ancora una volta, nel Mediterraneo tormentato, partenza e arrivo sono stati senza pareggio.
Era difficile non pensarci, mentre il sole asciugava la pelle salata, mollemente sdraiato sulla stuoia, col naso solleticato dagli odori dell’estate: creme abbronzanti, fumo acre di sigarette, olezzo di pesce dalle friggitorie del lungomare. Difficile non ascoltare le urla confuse e disperate di gente inghiottita dai flutti, i richiami dei superstiti, mentre sull’arenile la sabbia attutiva i suoni di ogni giorno e le voci dei venditori ambulanti, intenti a offrire la loro mercanzia da spiaggia: gente dalla pelle scura cui l’approdo sulla sponda nord, un giorno di chissà quando, è riuscito.
Riflettevo su tutto questo e su altro ancora, perché sulle coste italiane, ad agosto, non arrivano solo migranti su precarie imbarcazioni, arrivano anche libri da sfogliare sotto l’ombrellone e gli editori si sbizzarriscono per convincere i pigri bagnanti a lasciarsi coinvolgere da una buona lettura. Va di moda il Cosy Crime, sottogenere del giallo dal tono confortevole: niente violenza, nessun crimine sconvolgente, enigmi facili da risolvere e protagonisti che non muoiono, per offrire ai vacanzieri una lettura tranquillizzante, senza troppi colpi di scena. I tempi sono incerti, la vita è dura per molti, almeno durante le ferie la gente non vuole intristirsi.
Ma, negli stessi giorni in cui alcune decine di migranti affogavano al largo di Lampedusa, il gruppo editoriale cui fanno capo il settimanale “Panorama” e il quotidiano “La Verità” ha deciso invece di distribuire con le sue testate un libro del 1973, poco conosciuto, scritto dal francese Jean Raspail: “Il campo dei santi”, romanzo dal titolo ispirato da un passo dell’Apocalisse, dove la violenza si fa invece efferata. Nell’editoriale di lancio dell’iniziativa il libro è stato descritto come: “un grande capolavoro della letteratura, un’opera che ha previsto le conseguenze dell’immigrazione sulle società occidentali”. Si tratta di un romanzo distopico, ambientato negli anni Novanta del secolo scorso; l’autore vi descrive un’Europa travolta da un’orda migratoria, proveniente dall’Asia, che cambierà per sempre il destino del vecchio continente ormai imbelle, incapace di opporsi, invischiato nelle idee di solidarietà e accoglienza, impreparato a difendersi da barbari scatenati e assetati i sangue che si daranno allo stupro, all’assassinio e al saccheggio. Nel romanzo gli immigrati che già si trovavano in Europa si riveleranno essere la “quinta colonna” di un piano di invasione e conquista concepito da tempo. Si tratta, insomma, di un’opera che trasforma in racconto la teoria complottista della “sostituzione etnica”, cara alla destra razzista e suprematista, che immagina l’immigrazione non come una conseguenza degli eventi che scuotono interi continenti (conflitti, guerre, desertificazione causata dal cambiamento climatico) ma come piano programmato di invasione. Nel romanzo i migranti non hanno volto, né nome e sono descritti come una massa spinta da un’ineluttabile necessità biologica; l’Occidente cristiano, liberale e socialista, col suo spirito umanitario, le sue idee di fratellanza universale, la sua pretesa di difendere ad ogni costo i diritti umani e il diritto internazionale, viene ridicolizzato, messo sotto accusa, perché anche di fronte all’evidenza non cambia atteggiamento, finché si scatena l’ondata di violenza che lo annichilirà.
Si tratta, in definitiva, di un’opera di dubbio valore letterario, che non ha previsto nulla, perché la realtà ne smentisce le conclusioni e il piano di invasione programmata e sostituzione etnica resta solo una teoria complottista come tante. Il sottofondo “profetico” del romanzo serve piuttosto a trasmettere la visione politica dell’autore, che propone all’Occidente di mettere da parte i sogni universalisti e adottare un razzismo biologico che rimetta i bianchi al centro del disegno politico europeo.
Riconosco la piena libertà dell’artista, penso che Raspail avesse diritto di pubblicare il suo romanzo e chi ha voglia di leggerlo se lo può facilmente procurare. Ma mi chiedo per quale motivo un editore italiano dovrebbe, nel 2025, distribuire ai vacanzieri un vecchio libro, cupo e inquietante, dove la violenza assume tonalità barocche; un romanzo che, oltretutto, è diventato notoriamente oggetto di culto per razzisti e suprematisti di ogni genere in Europa e negli Stati Uniti. Mi sembra evidente che si sia trattato di un’inquietante operazione politica e culturale, tesa a diffondere inquietudine e fomentare ancora più astio nei confronti dei migranti. Sarebbe stato meglio che il libro fosse rimasto a riposare negli scaffali di qualche vecchio nostalgico del regime, invece, fresco di stampa, ha raggiunto le edicole, proprio nel giorno in cui si tornava a moriva nel mare di Lampedusa.
Presto ho lasciato la Liguria e gli amanti di pietra. Nell’autobus romano che, nel cuore della notte, mi ha scaricato alla stazione, ero l’unico passeggero bianco. I capolinea a quell’ora erano già affollati di migranti che sciamavano dai treni dei pendolari per recarsi al lavoro. Mi è venuto in mente che la “sostituzione etnica” preconizzata da Raspail c’è stata davvero, ma non nel senso che lui profetava: quei migranti sono i lavoratori essenziali delle nostre città, gli sfruttati che fanno i lavori indispensabili che noi europei non vogliamo più fare, è su quel piano che ci hanno sostituiti. Sono loro che si alzano prima dell’alba, anche in piena estate. Loro sgobbano anche quando noi ce ne stiamo sulle spiagge a leggere i libri dell’estate. Loro devono lavorare e non hanno tempo per leggere, che si tratti di romanzi d’appendice, gialli tranquillizzanti o disturbanti profezie apocalittiche.
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