Bene ha fatto il Presidente della Repubblica a intervenire risolutamente, rivolgendo parole dure a un Ministro dell’Interno incapace, che invece aveva persino difeso pubblicamente quelle cariche violente: “L’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente le opinioni”.
Quei giovani cittadini stavano appunto esercitando il diritto costituzionale di manifestare liberamente il proprio pensiero. Erano un esempio da seguire, non certo persone da perseguitare, ma la vergognosa risposta delle istituzioni al loro impegno democratico è stata servita a base di manganellate, calci, arresti e fermi di polizia: un segnale del degrado della democrazia italiana ma, purtroppo, non certo una novità. Il manganello, simbolo ostentato della virilità fascista, dopo la caduta del regime è rimasto a tratteggiare anche la storia della Repubblica.

In A People’s History of the United States il grande storico Howard Zinn ha mostrato come, nella storia degli Stati Uniti, i cambiamenti fondamentali sono avvenuti grazie alla tenacia di grandi movimenti popolari. L’abolizione della schiavitù, la fine del segregazionismo, lo stop ai bombardamenti in Indocina, non sono arrivati per volontà del potere politico ma a dispetto di questa, grazie all’impegno dei cittadini. Reprimere la protesta, comprimere la libera espressione delle idee, equivale a impedire il progresso e uccidere l’impegno democratico, che non si esercita solo di tanto in tanto, col voto e la delega, ma ogni giorno, con l’impegno sociale e la tensione etica di ciascun individuo.

I fatti di Pisa e di Firenze però, sommati ai tantissimi altri episodi di cronaca poliziesca che li hanno preceduti, spingono ad andare più a fondo nella riflessione. Non si tratta più solo di individuare e condannare i responsabili di un pestaggio ingiustificato, ma di mettere in crisi l’intero sistema repressivo dello stato.

Qualcuno ha sottolineato come, in Italia, le forze dell’ordine non abbiano mai davvero compreso la differenza fra fascismo e democrazia né capito di essere al servizio dei cittadini e della Costituzione, non del governo o della parte padronale del Paese.

Secondo quest’analisi, che condivido, polizia, carabinieri e servizi segreti, in sostanza, non avrebbero mai colto la distanza fra sistema autoritario e democratico, perché tali istituzioni sarebbero figlie di una concezione antiquata dell’ordine pubblico secondo la quale, ad esempio, chi manifesta rappresenta sempre un pericolo ed è quindi un nemico da controllare e reprimere. La tutela dell’ordine pubblico, quindi, avviene attraverso istituzioni che non sono mai state del tutto defascistizzate e perciò mantengono, verso il sistema democratico, un atteggiamento ambiguo, che le rende intrinsecamente pericolose e destabilizzanti.

Nel pensiero libertario storico si è spesso teorizzata la necessità di abolire le forze dell’ordine, almeno nella forma in cui esse sono state tradizionalmente concepite. In quelle analisi il ruolo della polizia non è visto a protezione dei cittadini ma degli interessi del potere e delle classi agiate. Il gendarme non difende la vita e la libertà dei cittadini ma la proprietà privata e l’incolumità di chi possiede ricchezze e beni.

Negli Stati Uniti il grande movimento Black Lives Matter ha riportato in auge quelle tesi libertarie in maniera forte, a seguito delle violenze della polizia e delle tante vittime afroamericane. Le proteste, infatti, si sono presto mutate in qualcosa di molto più complesso e articolato della semplice richiesta di giustizia o della contestazione del razzismo diffuso fra le forze dell’ordine. Black Lives Matter non è fatto solo di marce e slogan, i suoi attivisti sono protagonisti di un dibattito serrato e di una continua elaborazione teorica. All’interno di quel movimento si è andato affermando il rifiuto totale del ruolo che le forze di polizia rivestono nella società statunitense e ne è nato un progetto abolizionista, con il quale si teorizza che la polizia dovrebbe essere sostituita con qualcosa di nuovo e di diverso. Si è cominciato a pensare alla sicurezza non più come controllo e oppressione ma come opportunità di sviluppo comunitario. Con queste idee nuove Black Lives Matter progetta, propone, sperimenta. Obiettivo immediato è il taglio dei generosi finanziamenti elargiti annualmente alle forze di polizia, per destinare i fondi così ricavati a progetti comunitari. È un impegno che radica la lotta a livello locale, perché negli USA i corpi di polizia sono finanziati dai bilanci comunali e il dibattito, a quel livello, è molto accesso. Obiettivo a lungo termine è quello di cambiare radicalmente il concetto di mantenimento dell’ordine pubblico, oggi visto solo come repressione. È questa la grande novità di quel movimento: dalla rabbia alla progettualità. Anche l’ACLU, l’Unione Americana per le Libertà Civili, che da un secolo vigila sui diritti costituzionali, propone ora di smantellare i corpi di polizia ed investire nello sviluppo delle comunità povere e marginali. Se quel movimento riuscisse a imporre una rivoluzione che è non solo politica, ma anche culturale, un capitolo nuovo si aggiungerebbe alla Storia del Paese, così come la vedeva Zinn.

Sono idee importanti, serie, rivoluzionarie, che dovrebbero attecchire anche in Italia, in Australia e nel resto del mondo. Se accettiamo che i giovani, quando protestano pacificamente e manifestano pubblicamente le loro opinioni, possano essere brutalmente picchiati dalle forze dell’ordine, mettiamo una pietra tombale sulla democrazia e diciamo a quei giovani che devono pensare ai fatti loro e non occuparsi del mondo.

Sono grato al Presidente Mattarella per le sue parole dure e chiare e di più non si può chiedere a chi rappresenta le istituzioni. Ma noi, società civile, cittadini e cittadine, dobbiamo andare oltre, mettere in discussione il ruolo e la necessità stessa delle forze di polizia, progettare e proporre qualcosa di nuovo, defascistizzando quelle istituzioni che devono essere al servizio dei cittadini e della costituzione, non del governo di turno e dei potenti di sempre.
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