Dove può, s’insedia e comanda; altrove attecchisce e s’infiltra, silenziosamente. Ovunque diffonde un’ideologia inquietante, miscuglio di neoliberismo, razzismo, bellicismo, intolleranza, complottismo. Ossessionato dall’identità, predica la tradizione con fervore religioso e dai suoi pulpiti istiga all’odio, in primo luogo nei confronti dei migranti, delle donne, delle persone Lgbtqia+. 
Niente di più lontano dagli ideali che hanno dato vita alla costruzione europea, l’Unione intessuta dal dopoguerra per superare antichi rancori, prosperare assieme ed impedire nuovi conflitti, è in agonia. Il patto che ha abbattuto le frontiere e avvicinato i popoli sembra appeso a un filo. Il vecchio continente è avvilito da esasperati nazionalismi ed il buonsenso non l’abita più.
Ho conosciuto una stagione analoga negli Stati Uniti: gli anni di Trump li ho trascorsi lì, vivendo in presa diretta la sua surreale ascesa al potere. Vedevo attorno a me gente incredula, incapace di comprendere come fosse stato possibile che un campionario di menzogne, arroganza, maschilismo, razzismo, corruzione, volgarità e prepotenza fosse stato democraticamente eletto, per giungere infine al tentativo maldestro e spaventoso di sovversione violenta delle istituzioni. 
Quegli anni terribili, però, sono serviti anche al risveglio delle coscienze. La resistenza al trumpismo è stata, si potrebbe dire, effetto positivo del trumpismo. Moltissimi hanno avvertito l’urgenza dell’impegno sociale. 

Giovani normalmente lontani dalla politica si sono messi in gioco e, spinti da incontenibile indignazione, hanno avviato percorsi di riflessione e impegno; hanno formato gruppi, club, comitati. Le strade si sono riempite di manifestanti, a dispetto della repressione poliziesca, per opporsi alle grottesche assurdità di un potere che stava infiltrandosi in ogni ganglio vitale del paese, infettandolo. Elettori prima apatici si sono riversati nei seggi elettorali per una battaglia all’ultimo voto. Non so dire se quell’impegno sia stato sufficientemente profondo da portare a una nuova coscienza civile. Forse è bastato scalzare un presidente folle per illudersi che tutto si sarebbe rimesso a posto e convincere i riottosi a tornare alla loro vecchia apatia. Comunque sia, la resistenza al fascio-trumpismo è stata una ventata di aria buona, che non è nata nei palazzi della politica, fra le trame di partito, ma dall’impegno spontaneo di gente decisa a farla finita con quella follia.

Oggi, che vivo in Europa e una follia simile si diffonde, vedo che, fortunatamente, anche qui un vento di indignazione comincia a soffiare. 
In Spagna la mobilitazione è stata abbastanza forte da impedire ai nostalgici del franchismo di andare al potere. È necessario che anche nel resto del continente la mobilitazione cresca, perché viviamo immersi in una realtà allucinata, distopica.

L’invasione dell’Ucraina ha riportato la guerra nel cuore del continente, rilanciato il militarismo e sdoganato la corsa al riarmo. A gennaio il Comitato Scientifico del Bollettino degli Scienziati Atomici ha spostato in avanti le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse, indicando che nemmeno nei momenti più drammatici della guerra fredda eravamo stati così vicini alla catastrofe globale. A marzo il Gruppo Intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici ha pubblicato il suo sesto, allarmante rapporto, lanciando un appello ai governi affinché agiscano senza esitazione per mitigare gli effetti del surriscaldamento globale. 

Ma il conflitto ha minato anche questo impegno: preoccupata dall’approvvigionamento energetico, l’Europa ha rimandato la transazione ecologica a data da destinarsi, come se il conto alla rovescia potesse fermarsi. Una posa che ha ridato fiato ai negazionisti climatici i quali, sponsorizzati dalle lobby del fossile, anche nel mezzo di fenomeni estremi, conquistano spazi, mentre gli ambientalisti vengono trattati da vari governi alla stregua di terroristi. Migranti e rifugiati sono sfruttati oppure criminalizzati, respinti, abbandonati al loro destino. I lavoratori sono sempre più poveri e sfruttati mentre la ricchezza si concentra in poche mani. I diritti sono minacciati, erosi, in qualche caso cancellati. Dove può, il potere si scatena contro le minoranze.

Questa visione oscurantista, oppressiva, antiscientifica e cieca della realtà scatena reazioni di segno opposto. 
Nascono resistenze, si raggruppano movimenti attorno a grandi temi: pace, antimilitarismo, antirazzismo, clima, diritti, lavoro. La politica, incapace di aprirsi al dialogo, sceglie in genere la repressione. I partiti al potere si sentono minacciati da queste forze della società civile, quelli di opposizione sono incapaci di proporre una sintesi credibile delle istanze rappresentate. Eppure, alla fine, tutti dovranno confrontarsi con questi movimenti, perché lottano per il futuro e sono tenaci.

In questo cupo periodo di guerra e di sconvolgimenti climatici ho visto rinascere il movimento pacifista e tornare in piazza i giovani dei Fridays For Future. Ho assistito ai raid degli attivisti di Ultima Generazione, alle lotte tenaci di chi non accetta la criminalizzazione dei migranti, a una nuova stagione di lotte dei lavoratori. Ho sfilato nelle parate gioiose del popolo arcobaleno, sempre più partecipate. Ho constatato che l’antifascismo, come valore, riprende forza, anche fra i giovani. Questi movimenti mi danno speranza. 

È fondamentale che mantengano la propria originalità ma anche che facciano rete, si confrontino, realizzino piattaforme comuni, perché tutte quelle tematiche sono ugualmente importanti e inestricabilmente connesse. Non realizzeremo la transizione ecologica senza estirpare la guerra, né possiamo auspicare di salvarci dal surriscaldamento globale in un mondo pieno di conflitti armati, migranti sfruttati e diritti negati. 

Come potremmo vivere in terre liberate dall’inquinamento ma non dall’odio e dal pregiudizio? Forse proprio l’antifascismo, con la sua visione globale, potrebbe diventare il collante di queste resistenze, per costruire un fronte coloratissimo e variegato che le coinvolga tutte, in nome di una pluralità che qualcuno vorrebbe cancellare per ricacciarci in un passato oscuro e traghettarci verso un futuro triste.
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