COPENAGHEN - Il governo danese ha annunciato una significativa stretta sulle politiche di integrazione, proponendo di estendere il divieto di indossare il velo integrale (come burqa e niqab) a tutti gli istituti scolastici e universitari del Paese.
La misura, che segue il solco tracciato dalla legge del 2018 sugli spazi pubblici, mira a eliminare ogni barriera visiva nelle aule, considerate dal governo luoghi dove la comunicazione e l’interazione devono essere trasparenti e prive di condizionamenti religiosi radicali.
Il ministro dell’Immigrazione e dell’Integrazione, Rasmus Stoklund, è stato molto esplicito nel motivare il provvedimento: “Il burqa e il niqab non hanno posto in un’aula scolastica danese”. Secondo il ministro, l’estensione del divieto è un passaggio naturale e necessario: “Se esiste già un limite negli spazi pubblici, questo deve ovviamente applicarsi anche alle istituzioni educative, dove il rapporto tra studente e insegnante è fondamentale”.
Sulla stessa linea si è schierato il Partito Liberale, membro della coalizione di governo. Il portavoce Hans Andersen ha definito “anti-danese” l’idea che una donna possa seguire le lezioni completamente coperta, impedendo al docente di vederne il volto.
Oltre alle pure necessità didattiche, il governo di Copenaghen attribuisce a questo provvedimento un profondo valore simbolico e sociale. Per il ministro Stoklund, la legge non è solo un insieme di divieti, ma un vero e proprio strumento di supporto per le giovani donne provenienti da contesti migratori.
Nelle intenzioni dell’esecutivo, la norma invia un segnale inequivocabile: vuole essere un alleato per chi si trova a combattere quotidianamente contro la cosiddetta “cultura dell’onore” e contro quelle norme sociali o familiari estremamente rigide che finiscono per soffocare l’autonomia personale. In questo senso, il divieto punta a diventare uno scudo contro le imposizioni che limitano la libertà individuale, garantendo alle studentesse il diritto di vivere il percorso educativo senza condizionamenti esterni.
Tuttavia, le critiche non mancano. Diverse associazioni per i diritti umani e gruppi religiosi hanno già denunciato la natura discriminatoria della legge, accusando Copenaghen di violare la libertà di culto e, paradossalmente, la libertà di scelta delle donne stesse.
Il disegno di legge danese sarà presentato ufficialmente al Folketing (il Parlamento) a febbraio 2026, ma si inserisce in un clima di crescente rigore in tutto il Vecchio Continente.
Proprio lo scorso 11 dicembre, l’Austria ha approvato a larga maggioranza una legge ancora più restrittiva, che vieta alle minori di 14 anni di indossare il velo a scuola (non solo quello integrale, ma anche il semplice hijab). Anche in questo caso, le sanzioni per le famiglie recidive saranno pesanti, con multe che potranno arrivare a 800 euro a partire dall’anno scolastico 2026/27. L’unica voce fuori dal coro a Vienna è stata quella dei Verdi, che hanno contestato la costituzionalità del provvedimento.