KIEV – Una raffica di 440 droni e 32 missili per una nuova notte di sangue in Ucraina, dove la capitale Kiev ha vissuto “uno dei peggiori” attacchi dall’inizio dell’invasione, secondo Volodymyr Zelensky.

Il raid ha colpito condomini, un dormitorio, una stazione di servizio ed edifici non residenziali nella città, provocando uno shock e danni tali da creare confusione sul bilancio dei bombardamenti: se inizialmente le autorità avevano parlato di almeno 14 morti, col passare delle ore e il recupero e identificazione dei corpi il numero è stato rivisto al ribasso, con 10 uccisi confermati – compreso un cittadino Usa – e 138 feriti nella Capitale.

Due morti per i raid che hanno colpito anche la città meridionale di Odessa. L’ennesima conta delle vittime, mentre i colloqui per una pace da settimane sono a un punto morto e le cancellerie globali si concentrano sulla nuova guerra tra Iran e Israele.

Come ormai è consuetudine, Mosca ha dichiarato che gli obiettivi raggiunti dal suo attacco sono “strutture del complesso militare-industriale nelle regioni di Kiev e a Zaporizhzhia”, colpite con droni e missili “ad alta precisione”. Ben diversa la lettura ucraina, con le immagini provenienti dalla Capitale che mostravano condomini distrutti, soccorritori alla ricerca di vittime tra le macerie e vigili del fuoco impegnati a combattere gli incendi.

“Attacchi del genere sono puro terrorismo. E il mondo intero, gli Stati Uniti e l’Europa, devono finalmente reagire come una società civile reagisce ai terroristi”, ha accusato il presidente ucraino. “È un male quando i potenti di questo mondo chiudono un occhio. Stiamo contattando tutti i partner a tutti i livelli possibili affinché ci sia una risposta adeguata”, ha riferito il leader prima di raggiungere il G7 in Canada, dove ha ribadito la disponibilità a negoziati e la necessità di “fare pressione” sulla Russia.

A rispondere all’appello ci hanno pensato Ottawa e Londra, che a margine del summit canadese hanno annunciato nuovi pacchetti di sanzioni contro Mosca. 

Le misure britanniche prendono di mira quattro individui, sei entità e una ventina di navi impegnate nelle attività della cosiddetta ‘flotta fantasma’ che aiuta la Russia a ricevere forniture in settori come l’elettronica: “Dobbiamo incrementare la pressione economica su Vladimir Putin [per spingerlo a] essere serio sulla pace”, le parole di Starmer. Di tenore simile le sanzioni annunciate dal premier canadese Carney contro “vari individui e oltre 40 entità” russe e di altri Paesi che evadono le misure.

Anche Berlino ha promesso di “aumentare la pressione” su Mosca dopo l’ennesima notte di sangue a Kiev. Ma il dossier ucraino è inevitabilmente sceso nell’agenda dei Grandi riuniti tra le montagne di Kananaskis. E Kiev attende ancora una reazione americana al rifiuto russo di accettare una tregua in Ucraina. Donald Trump però era già lontano, rientrato in anticipo a Washington facendo saltare il bilaterale con Zelensky.

E fanno discutere in Occidente le sue dichiarazioni per le quali è stato un “grosso errore” escludere Mosca dal G8 dopo l’occupazione della Crimea.