PERUGIA - La giornalista perugina Laura Santi, 50 anni, è morta a casa sua, nel capoluogo regionale umbro dopo essersi autosomministrata un farmaco letale. Era affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla. Accanto a lei, suo marito Stefano, che le è sempre stato vicino anche negli ultimi anni di battaglia sul fine vita. 

A darne notizia è stata l’associazione Luca Coscioni della quale è stata attivista. “Dopo anni di progressione di malattia e dopo l’ultimo anno di peggioramento feroce delle sue condizioni, le sue sofferenze erano diventate per lei intollerabili” ha sottolineato il marito. Laura se ne è andata in silenzio in una calda mattina perugina. Nella sua casa, chiedendo di essere ricordata “come una donna che ha amato la vita” e “avendo assaporato gli ultimi bocconi di vita” si è autosomministrata il farmaco che ne ha determinato la morte. Perché era affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla “feroce” e considerava “intollerabili” le sue sofferenze.

Così ha deciso di morire con il suicidio medicalmente assistito. Perché “dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro” ha scritto nel suo saluto. “Non potete capire - ha sottolineato la Santi - che senso di libertà dalle sofferenze, dall’inferno quotidiano che ormai sto vivendo. O forse lo potete capire. State tranquilli per me. Io mi porto di là sorrisi, credo che sia così. Mi porto di là un sacco di bellezza che mi avete regalato. E vi prego: ricordatemi. Sì, questo ve lo chiedo, ricordatemi. E nel ricordarmi non vi stancate mai di combattere”.

Laura Santi ha affrontato un lungo e complesso iter giudiziario. Dopo tre anni dalla richiesta iniziale, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo, nel novembre 2024 ha ottenuto una relazione medica completa che attestava il possesso dei requisiti stabiliti dalla Corte costituzionale e a giugno 2025 la conferma dal collegio medico di esperti e poi del comitato etico sul protocollo farmacologico e delle modalità di assunzione.

La Procura della Repubblica di Perugia, informata preventivamente, valuterà quanto successo ma non sembrerebbe orientata ad aprire un fascicolo specifico. 

“Questo è il giorno del silenzio, abitato dal dolore per lo spreco che la morte porta con sé e dalla riconoscenza per il tratto di strada condiviso” le poche parole dell’arcivescovo perugino monsignor Ivan Maffeis, che nell’agosto dell’anno scorso aveva fatto visita a casa a Laura Santi. “Io sono atea, sbattezzata, membro dirigente dell’associazione Luca Coscioni e mi piace Fabrizio De André” la sua risposta alla richiesta del religioso di farle visita. 

Nel suo messaggio di saluto ha anche parlato alla politica: “Sul fine vita sento uno sproloquio senza fine”. Poi se ne è andata, aprendo quella porta che mai avrebbe voluto aprire, da donna libera “che ha amato la vita”.