ROMA - Durante la settimana appena conclusa la conferenza dei capigruppo della Camera ha stabilito la calendarizzazione della Riforma Costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari, che comincerà con la discussione nell’Aula di Montecitorio il prossimo 7 ottobre e con l’inizio delle votazioni il giorno seguente. La decisione è stata salutata con soddisfazione dal capo politico del M5s Luigi Di Maio, che ha lanciato la sua sfida agli altri partiti. Adesso, ha detto, “vedremo chi avrà il coraggio di non votare per il taglio dei parlamentari”. Il Partito Democratico, che fino ad oggi ha votato in modo contrario, ha già dichiarato che in quest’ultimo passaggio ribalterà la linea tenuta finora e appoggerà invece la proposta. A spiegare il cambio di rotta è stato il deputato dem Emanuele Fiano: “Ora è possibile il voto favorevole alla riforma che prevede la riduzione del numero dei parlamentari. - ha detto, perché - grazie all’accordo di governo sono state indicate con chiarezza le condizioni che accompagnano questa misura e che non erano presenti nelle precedenti letture”. Queste condizioni, prosegue Fiano, vanno “dal lavoro da impostare per una nuova legge elettorale, alle necessarie modifiche ai regolamenti delle Camere, fino a una riforma costituzionale che affronti il tema delle garanzie e degli equilibri da introdurre in base ai nuovi assetti di Camera e Senato”.
Con ogni probabilità dopo l’approvazione definitiva la riforma sarà sottoposta anche a referendum, visto che al Senato il via libera non ha ottenuto la maggioranza dei 2/3 e quindi sarà possibile chiedere la consultazione popolare. Il ricorso al voto da parte dei cittadini, servirà, oltre a stabilire una ampia condivisione, anche ad allungare i tempi in vista della discussione sulla legge elettorale a cui la riforma è strettamente legata e che i partiti di maggioranza non sembrano intenzionati a voler discutere se non in prossimità della fine della legislatura. Le divisioni anche in seno alla maggioranza sono infatti consistenti. Da una parte il M5s vorrebbe un proporzionale puro, dall’altra il Pd, inizialmente orientato anch’esso in questa direzione, sembra averci ripensato e pare che potrebbe accettarlo solo con una soglia di sbarramento molto alta. Ipotesi quest’ultima che però metterebbe fuori gioco un partito appena nato come quello di Matteo Renzi, che dunque si oppone. Il centrodestra invece, per favorire la coalizione, vorrebbe un maggioritario completo, anche se Silvio Berlusconi sembra ancora poco convinto. 
E proprio sulla discussione per la definizione della prossima legge elettorale si sposterà una battaglia politica che si preannuncia molto insidiosa. Già oggi la Lega ha annunciato che verrà depositata presso la Corte Costituzionale la richiesta di referendum, proposto da 8 consigli regionali a guida centrodestra (Veneto, Sardegna, Lombardia, Friuli, Piemonte, Abruzzo, Liguria e Basilicata), per abrogare la parte proporzionale contenuta nella legge Rosatellum bis attualmente in vigore e trasformarla così in una legge completamente maggioritaria. Una volta depositata la richiesta di referendum spetterà alla Corte dichiararlo o meno ammissibile. È difficile, ma qualora arrivasse il via libera, la consultazione dovrebbe essere svolta già nella primavera del prossimo anno.