BUENOS AIRES – Fuggirono dall’Argentina nel 1978 perché minacciati dalla dittatura. Horacio Czertok e Cora Herrndorf si rifugiarono in Italia, a Ferrara.

Qui ricrearono Teatro Nucleo, la compagnia da loro fondata a Buenos Aires nel 1974, che quest’anno compie 50 anni. Una realtà nata con l’obiettivo di usare l’arte come strumento di emancipazione sociale.

Per l’occasione Horacio è tornato in Sudamerica. A Buenos Aires, dove tutto è iniziato.

 “Nel 1974 venni sequestrato, e successivamente liberato, dalla Triple A” racconta. Si trattava di una formazione paramilitare (Alianza Anticomunista Argentina) al servizio di José López Rega, anima nera di Isabelita Perón, vedova di Juan Domingo e sua vice, diventata presidente dopo la morte di quest’ultimo, nel 1974.

Prima del golpe del 1976, la Triple A compiva sequestri e assassini tra gli oppositori politici.

“Molti compagni se ne andarono dal Paese già prima dell’avvento dei militari – dice –. Noi decidemmo di restare fino al 1978, quando ci arrivarono segnali molto chiari su quello che sarebbe stato il nostro destino se non fossimo partiti”.

Come molti esuli argentini, Horacio e Cora trovarono accoglienza in Italia.

“Ci stabilimmo a Ferrara – continua – dove entrammo in contatto con quello che allora era il manicomio”.

Erano anni di grande fermento culturale. Franco Basaglia, direttore dell’ospedale psichiatrico di Trieste, aveva messo in discussione il modo di “curare i matti” usato fino a quel momento. Una non-cura, in realtà, ma una forma di detenzione: rinchiuderli e separarli dalla società, anziché lavorare per il loro reintegro.  

La “legge Basaglia”, nel 1978, decretò lo smantellamento dei manicomi di vecchia concezione, per sostituirli con comunità aperte, dove avevano un ruolo terapeutico non solo i farmaci, ma soprattutto le parole, l’arte, il lavoro, le relazioni e gli affetti.

“Vivevamo praticamente nell’ex manicomio di Ferrara e creammo con il direttore uno progetto terapeutico – ricorda Horacio –. Noi, lì, trovammo una casa”.

Nei decenni successivi, il Teatro Nucleo è diventato un punto di riferimento della vita culturale e politica di Ferrara: ha organizzato rassegne e festival, ospitato compagnie internazionali, allestito proprie produzioni originali, sempre all’intersezione tra espressione artistica e ricerca… Soprattutto ha avvicinato al mondo del teatro un pubblico che fino ad allora lo aveva ignorato.

Oggi Horacio è di nuovo in Argentina, per celebrare il mezzo secolo di vita del Teatro Nucleo con il progetto Teatro e cinema al servizio della salute mentale tra Emilia Romagna e Argentina: un modo per restituire alla collettività l’esperienza di questi anni di lavoro, in collaborazione con istituzioni italiane e argentine e associazioni di emiliano-romagnoli in Argentina.

“Il teatro si è sempre occupato di salute mentale – dice Horacio – fin dai tempi di Aristotele, che aveva teorizzato la catarsi”. Cioè l’effetto di liberazione e raggiungimento della conoscenza di sé attraverso le emozioni vissute durante la rappresentazione delle tragedie.

Non è un caso che lo psichiatra Jacob Moreno abbia creato una vera tecnica terapeutica, lo psicodramma, che utilizza, in un setting di tipo teatrale, la rappresentazione di esperienze e vissuti per conoscere e comprendere il proprio mondo interno.

“Quello che noi facciamo è spremere la linfa dei testi – spiega Horacio –. Ne raccogliamo l’energia essenziale in relazione allo spettatore, che smette di avere un ruolo passivo. Non è importante la storia che mettiamo in scena, ma la partecipazione emotiva del pubblico e ciò che quest’ultimo vuole esprimere”.

Tanto che dopo lo spettacolo si apre un momento di condivisione, “nel quale esploriamo, con chi vuole restare, le emozioni emerse – continua –. Noi non cerchiamo spettatori ‘professionali’, abituati al teatro, ma gli altri, quelli che credono che il teatro non sia per loro ma per pochi intellettuali”.

Dopo una gremita conferenza all’Università di Buenos Aires il 20 novembre e un laboratorio per gli studenti della Escuela Metropolitana de Arte Dramático della capitale, il Teatro Nucleo si sposta in Uruguay, dove presenterà lo spettacolo di teatro-danza Kashimashi, il 26 novembre all’Istituto Italiano di Cultura di Montevideo, in occasione della Giornata internazione contro la violenza sulla donna. Mentre il 27 novembre, sempre all’Istituto Italiano di Cultura, presenterà il seminario Traiettorie possibili tra arte e salute mentale.

Il 29 novembre, alle 18, sarà di nuovo a Buenos Aires dove Horacio Czertok presenterà il monologo Contra Gigantes (contro i giganti), alla Fundación Medife (Ayacucho 1945).