TRIESTE - La Corte d'Appello di Trieste, riformando una sentenza di primo grado, ha condannato il Ministero dell’Istruzione e del Merito a risarcire con circa 600mila euro la famiglia di un ex aiutante tecnico dell’Istituto Alessandro Volta di Trieste, morto nel 2016 per mesotelioma pleurico, malattia direttamente collegata all’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro.
L’uomo aveva lavorato per quindici anni nei laboratori e nell’officina meccanica dell’istituto, occupandosi della gestione di macchine utensili, della manipolazione di materiali contenenti amianto e della rimozione e smaltimento di rifiuti pericolosi, spesso senza adeguate protezioni.
La Corte, come riferito dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona) che ha diffuso la notizia, ha riconosciuto un nesso tra la malattia e le mansioni svolte.
La diagnosi risale al 2014 e il decesso è avvenuto meno di due anni dopo, all’età di 77 anni. Secondo l’Ona, il caso non sarebbe isolato e anche altri lavoratori dell’istituto si sarebbero ammalati.
Addirittura, uno studente avrebbe sviluppato una patologia correlata, confermando la pericolosità della contaminazione negli ambienti scolastici.
“Finalmente giustizia. Dopo il rigetto in primo grado, abbiamo insistito per dare voce e dignità a questa famiglia”, ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona, che ha patrocinato il ricorso insieme al collega Corrado Calacione del Foro di Trieste.
“Una vittoria legale e morale per tutti coloro che hanno subito gravi conseguenze in silenzio. Una sentenza che dimostra che il rischio amianto nelle scuole è una realtà che non può più essere ignorata”, ha concluso il legale.