CANBERRA - Secondo fonti governative, si è aperta una crepa nelle relazioni bilaterali in seguito alla decisione dell’Australia di imporre sanzioni a due ministri israeliani di estrema destra, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, in aggiunta alle recenti divergenze sulla spesa militare.
Albanese partirà per il Nord America domani, in vista del summit in programma dal 15 al 17 giugno ad Alberta, con l’intenzione di discutere con Trump su questioni commerciali e di cooperazione militare. Tuttavia, l’imprevedibilità del presidente Usa lascia in dubbio l’effettivo svolgimento del colloquio.
Le sanzioni, adottate anche da Regno Unito, Canada, Norvegia e Nuova Zelanda, hanno suscitato la reazione del segretario di Stato americano Marco Rubio, che le ha definite “controproducenti”. Albanese ha respinto le critiche definendole “prevedibili”, ribadendo che Israele deve rispettare il diritto internazionale.
Le frizioni si stanno manifestando dopo che Albanese ha rifiutato l’appello del segretario alla Difesa americano, Pete Hegseth, ad aumentare la spesa militare portandola dal 2,33 al 3,5% del Pil.
Le sanzioni applicate dal governo Albanese hanno generato critiche interne di opposta natura: i Verdi le hanno giudicate tardive, mentre l’opposizione ha definito la decisione un errore. Il senatore liberale Andrew Bragg ha contestato l’uso di sanzioni “in stile Magnitsky” contro ministri eletti democraticamente.
Lo Australia/Israel & Jewish Affairs Council ha condannato la decisione definendola una “escalation senza precedenti”, pur riconoscendo le posizioni estremiste dei due ministri israeliani. Il Consiglio ha inoltre criticato il fatto che non siano state prese misure simili contro leader di altri Paesi come Iran, Turchia o Qatar.