Parlare di donne, delle loro storie, delle loro conquiste, della loro forza e delle loro ambivalenze, con una canzone.
Per celebrare l’8 marzo abbiamo scelto 10 classici della canzone italiana d’autore che propongono diversi modelli femminili. Con un denominatore comune: i titoli contengono nomi di donna.
Parlami d’amore Mariù
Il brano è interpretato da Vittorio De Sica in un film del dal titolo che è tutto un programma: Gli uomini che mascalzoni… Gli autori della canzone sono Ennio Neri (testo) e Cesare Andrea Bixio (musica). La Mariù menzionata era la moglie di Bixio, Mary, detta appunto Mariù.
Negli anni successivi è stata interpretata da artisti famosi, da Achille Togliani a Jovanotti. Un successo che continua da 92 anni.
Marinella
Scritta nel 1962 da Fabrizio De Andrè per Mina, ha di fatto decretato il successo del cantautore-poeta genovese, come racconta anche la serie televisiva Principe libero (con Luca Marinelli), recentemente trasmessa sul canale Rai Premium della piattaforma Globo TV.
La canzone è ispirata a un fatto di cronaca, l’omicidio di una prostituta appena 16enne, oggi diremmo una vittima di tratta, uccisa probabilmente dai suoi sfruttatori e buttata in un fiume.
Con la sua sensibilità, sempre dalla parte degli ultimi, De Andrè ha voluto dare dignità a questa ragazza, reinventando la sua vita e addolcendone la morte.
Teresa
Scritta e cantata nel 1965 da Sergio Endrigo, con arrangiamenti dell’argentino Luis Bacalov, parla di una relazione occasionale con una ragazza che aveva già avuto altri uomini (anche il protagonista maschile non era alle prime armi, ma all’epoca faceva meno scalpore).
Racconta un’esperienza impensabile per l’epoca: amare una donna senza dare importanza al suo passato e senza pensare troppo al futuro. Per questo il testo fu censurato.
Piccola Ketty
Uno dei brani più amati dei Pooh, che inizialmente non destò gli entusiasmi della casa discografica.
Siamo nel 1968, la protagonista è una 16enne inquieta, che vive le prime esperienze amorose (non proprio positive) e decide di fuggire di casa.
Alla fine però torna indietro. Un gesto che può essere interpretato come una rinuncia all’autodeterminazione, ma anche come la scelta di non bruciare le tappe e vivere l’adolescenza come la “terra di mezzo” verso l’età adulta.
Non è Francesca
Nel 1969, in piena rivoluzione sessuale, Lucio Battisti (con le parole di Mogol) inverte i ruoli tradizionali. È la donna che tradisce, e lo fa pure alla luce del sole: bionda e vestita di rosso, tanto per non dare nell’occhio. Mentre l’uomo rifiuta di vedere la realtà e continua a pensare di essere colui che controlla la relazione.
Margherita
Una dichiarazione d’amore firmata da Riccardo Cocciante nel 1976, con arrangiamenti di Vangelis.
Anche se la protagonista della canzone, per ammissione dello stesso cantante, non è mai esistita, resta una figura affascinante, complessa come le donne riescono a essere. Appassionata e libera, vitale e vera. E quel verso finale, “Margherita adesso è mia”, è metaforico e non vuole certo alludere a un possesso della persona.
Gloria
La versione pop di Laura Branigan del 1982 l’ha trasformata in un successo mondiale. Ma la canzone originale è italiana, di Umberto Tozzi e Giancarlo Bigazzi, e risale al 1979.
È un inno nostalgico a una donna che se n’è andata, la cui assenza si percepisce addirittura nell’aria. Rappresenta lo sgomento maschile davanti all’esperienza dell’abbandono. Come dire: cambiano le donne e diventano indipendenti e assertive. Mentre gli uomini si scoprono fragili.
Futura
Lucio Dalla scrive questa canzone nel 1980, durante gli ultimi scampoli di Guerra Fredda. Racconta di due innamorati divisi dal Muro di Berlino, che cadrà 9 anni più tardi, che possono vedersi per pochi momenti al mese.
È in uno di questi incontri che concepiscono un figlio a cui, se sarà femmina, daranno il nome di Futura, in nome della speranza e della certezza che la pace arriverà. Femminismo e movimento pacifista, in quegli anni, camminavano insieme.
Caterina
Scritta da Francesco De Gregori nel 1982 per un’amica, la musicologa e cantante folk toscana Caterina Bueno, che il cantautore aveva accompagnato con la chitarra in vari concerti.
Pare che Caterina non avesse gradito il tono protettivo nei suoi confronti che è presente in tutto il testo e che l’avesse scherzosamente fatto notare a De Gregori, che a sua volta avrebbe ribattuto che anche le donne forti hanno bisogno di farsi consolare ogni tanto.
Sara
Se per Sergio Endrigo, nel 1965, si può amare una donna che non sia vergine, nel 1978 Antonello Venditti compie il salto di qualità e scrive una canzone che ha come protagonista una liceale incinta (un’ex compagna di scuola dell’autore) e un ragazzo innamorato di lei (che non è nemmeno chiaro se sia il padre del bambino) disposto a sposarla, ma solo dopo essersi laureato.
È l’anno in cui l’Italia approva la legge 194, che depenalizza l’aborto, e la canzone non fu gradita negli ambienti femministi.
In realtà, Venditti canta la forza delle donne, di una ragazza che compie una scelta scomoda pur avendo a disposizione l’alternativa. E se l’8 marzo vuole dire autodeterminazione, che lo sia fino in fondo, anche per decisioni che personalmente non avremmo preso.