ROMA - Fratelli d’Italia indica una strada per aprire il dibattito sul tema del terzo mandato: la palla passi alla Conferenza Stato-Regioni, si arrivi a una proposta, perché il tema dev’essere a livello nazionale, la posizione espressa durante l’esecutivo di Fratelli d’Italia e illustrata dal responsabile organizzativo Giovanni Donzelli. Una mossa che, se riuscisse, rimetterebbe in pista Luca Zaia, per dire del più citato dei governatori a fine corsa in vista della prossima scadenza elettorale, ma anche il dem Vincenzo De Luca in Campania. È una mossa che spiazza gli alleati, all’oscuro delle intenzioni dei meloniani che pure, all’indomani dello stop del governo alla legge trentina, avevano già dato una più generica disponibilità a riparlarne.
C’è chi lo definisce il lodo “Salvate il soldato Zaia”, chi nel centrodestra ritiene che sia semplicemente in atto un tentativo per mettere contro il Pd e i governatori del centrosinistra. “C’è una maggioranza tra le Regioni sul dossier?”, l’interrogativo. Insomma, si comincia a trattare e a giocare a carte scoperte.
“Vogliamo mettere in ogni Regione il miglior candidato possibile, senza voler mettere bandierine, e siamo sicuri che faranno così anche gli alleati, che in proporzione al peso elettorale sicuramente hanno più Regioni di noi. Non ci mettiamo a fare il ‘Cencelli’; ci aspettiamo che non lo facciano nemmeno gli alleati – ha sottolineato Donzelli –. [Insomma], se le Regioni pongono questo tema ne parliamo. È un tema che deve essere affrontato come equilibrio tra poteri”. Il confronto sul dossier c’è stato anche durante la riunione di Fratelli d’Italia.
L’orientamento prevalente nel centrodestra è che in Veneto ci sarà un candidato leghista. Nei giorni scorsi era emersa l’eventualità che si arrivasse alla candidatura del vicesegretario della Lega, Alberto Stefani, ma ora è tornato in gioco Zaia, che non a caso considera “l’apertura” di Donzelli come un segnale positivo: “La maggioranza delle Regioni vuole il terzo mandato – osserva –: prevalga il buon senso”.
Discutere sul terzo mandato sarebbe “una scelta saggia all’insegna dell’autonomia, della leale collaborazione istituzionale e soprattutto rispettosa della volontà popolare”, la posizione della Lega. Forza Italia per ora resta ferma sul ‘no’, così come Noi Moderati. Ma si entrerà nel vivo del confronto in questi giorni. Anche perché, spiega una fonte del centrodestra, è impossibile agire su questo tema per decreto: una legge parlamentare avrebbe tempi lunghi e difficilmente potrebbe vedere la luce prima dell’autunno quando si andrà, per esempio, al voto in Veneto.
In ogni caso la premier Giorgia Meloni ha ribadito che le elezioni regionali non avranno alcuna ripercussione sull’esecutivo: gli esiti del voto “non sono un elemento dirimente per la tenuta della legislatura”, la linea. “Faremo – ha affermato – del nostro meglio con la nostra compattezza e la nostra dedizione per presentare candidature di persone credibili, autorevoli e vincenti”. La Premier ribadisce di essere intenzionata a fare “tutto il possibile” per battere ogni record e arrivare al 2027 con la stessa squadra di governo. Poco prima Matteo Salvini aveva assicurato che la scelta dei candidati nelle sei Regioni al voto in autunno, oltre alle Marche dove è già in cerca del bis il meloniano Francesco Acquaroli, Valle D’Aosta, Veneto, Campania, Puglia e Toscana, era questione di “giorni”, anche perché “ogni giorno che passa è un giorno perso”. Ora ogni ragionamento potrebbe essere azzerato. E a sorpresa, per il centrodestra si potrebbe ricominciare da Zaia.
Durante l’esecutivo di Fdi si è parlato anche del tema del fine vita. Al momento si registra un’impasse al Senato: il comitato ristretto riunitosi una decina di giorni fa non è riuscito a produrre un testo. Durante la riunione del partito di via della Scrofa sarebbe stato anche il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, a chiedere di aprire una discussione sul tema, anche se la maggioranza dei presenti avrebbe sottolineato la propria perplessità sulla necessità di intervenire. Sul tema del fine vita la Consulta è in pressing affinché sia il Parlamento a esprimersi, ma restano le distanze (anche all’interno del centrodestra, non solo con il centrosinistra) su diversi punti, tra cui il tema delle cure palliative e del ruolo del Servizio sanitario nazionale. Questa settimana potrebbe esserci un’altra riunione al Senato della Commissione.