BRISBANE – Il Queensland sarà il primo Stato australiano a utilizzare laboratori mobili e fissi per testare sostanze stupefacenti illecite presso festival musicali e altre grandi manifestazioni giovanili nel tentativo di ridurre l’impatto dannoso delle droghe sulla salute dei partecipanti. Lo ha annunciato il ministro statale della Sanità Yvette d’Ath specificando che l’iniziativa del governo è stata decisa a seguito dei risultati positivi di esperimenti pilota condotti nel corso di festival musicali a Canberra.
Il servizio offerto dal governo consentirà ai frequentatori delle manifestazioni di testare le droghe illecite in loro possesso per escludere la presenza di sostanze o composti chimici tossici.
“I test sulle pillole hanno lo scopo principale di ridurre i danni sulla salute. Non vogliamo che la gente finisca nei Pronto soccorso o corrano addirittura il rischio di perdere la vita.
È importante sottolineare che i servizi che offriremo non intendono promuovere l’uso delle droghe, o sottintendere che le droghe non fanno male. Ma è un modo per influenzare positivamente il loro impatto sulla salute e sull’incolumità di chi ne fa uso”, ha dichiarato il ministro.
Un portavoce del governo ha specificato che i protocolli operativi dei siti mobili e fissi per i test sulle pillole saranno sviluppati entro breve, e verrà avviata una gara d’appalto per scegliere l’operatore incaricato di effettuare gli esami di laboratorio presso questi siti. L’iniziativa governativa, comunque, non impedirà alle forze dell’ordine di intervenire se dovessero verificarsi reati legati al possesso, spaccio e traffico di sostanze stupefacenti.
Il vice leader dell’opposizione Jarrod Bleijie ha espresso forti perplessità sull’iniziativa del governo, ribadendo la posizione assunta dall’LNOP secondo cui “non esiste nessuna droga sicura”.
“Non sosteniamo l’avvio di alcun esperimento pilota nel nostro Stato sui test sulle pillole. Manda il messaggio sbagliato agli abitanti del Queensland, soprattutto in un momento come questo in cui si manifesta la crisi del sistema giudiziario giovanile”.