PHNOM PENH - Un gruppo di osservatori internazionali, composto da rappresentanti di cinque Paesi, ha visitato l’area circostante il Tempio di Preah Vihear, “con lo scopo di osservare, verificare e riferire sulla situazione successiva all’accordo di cessate il fuoco” con la Thailandia.

Lo rende noto il ministero dell’Informazione cambogiano, diffondendo un comunicato del ministero della Difesa locale, che ha facilitato la visita, guidata dal colonnello malesiano Nazlee Bin Abdul Rahim, attaché della Difesa di Kuala Lumpur in Cambogia.  

La regione e i suoi templi sono al centro delle dispute territoriali tra Cambogia e Thailandia, deflagrata in un breve e violento conflitto a fine luglio, che ha causato almeno 35 morti, e risolta con un accordo di cessate il fuoco, mediato dalla Malesia e fortemente voluto dagli Usa.  

L’escalation militare tra Thailandia e Cambogia, una delle più gravi mai registrate, rientra in una storia di rivalità pluridecennale sul tracciato dei confini e sulla sovranità su alcuni templi rivendicata dai due Paesi. Gli scontri del mese scorso sono scoppiati nei pressi di un tempio indù Khmer, il Ta Muen Thom, in un’area contesa da tempo.  

La disputa sui confini risale alla definizione della loro frontiera comune, lunga 800 chilometri, all’inizio del XX secolo. All’epoca, e fino al 1953, a occupare l’Indocina era la Francia che per la prima volta ne tracciò la mappa terrestre. Nel corso degli anni, la contesa ha ripetutamente alimentato sentimenti nazionalistici in entrambi i Paesi e ciclici scontri armati. 

Precedentemente agli scontri, di luglio la tensione tra i due rivali storici era salita a maggio: un soldato cambogiano era rimasto ucciso in scontri con le truppe thailandesi e un soldato thailandese aveva perso una gamba dopo essere caduto su una mina nella zona di confine di Chong Bok.  L’incidente aveva portato ad azioni di rappresaglia da parte di entrambi i governi e a un crescente nazionalismo sui due lati del confine.