L’Australia sarà l’ultima nazione dell’alleanza di intelligence denominata “Five Eyes” a vietare l’app, essendo stata preceduta da decisioni simili prese in tale direzione da Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Nuova Zelanda.
I vertici di TikTok hanno sempre contestato ogni illazione che sostenesse che la loro app rappresenti un rischio per la sicurezza nazionale.
Il ministro degli Interni Clare O’Neil era rimasta in attesa delle conclusioni di una revisione sul potenziale rischio di interferenze straniere nelle agenzie governative veicolato dall’uso di TikTok e di altre piattaforme di social media, quando, decidendo per proprio conto, i dipartimenti governativi hanno preso la decisione di vietare l’applicazione sui cellulari di lavoro dei loro dipendenti.
Le persone interessate dal divieto rimangono comunque in grado di continuare a utilizzare l’app sui propri dispositivi personali.
Il governo federale non ha ancora confermato formalmente il divieto, ma il procuratore generale Mark Dreyfus ha affermato che il governo ha valutato attentamente la questione.
“Abbiamo preso in considerazione i pareri delle nostre agenzie di sicurezza mantenendo un approccio misurato, come è appropriato”, ha detto oggi Dreyfus ai microfoni di ABC.
“Quando saremo pronti a fare un annuncio, lo faremo”.
Il direttore generale di TikTok in Australia, Lee Hunter, lunedì sera aveva detto a ABC di non aver ricevuto in merito alcuna notizia da parte del governo.
“Siamo estremamente delusi da questa decisione. A nostro avviso, tutto ciò è motivato da scelte politiche e non da fatti”, ha affermato Hunter.
“E siamo anche delusi dal fatto che TikTok e i milioni di australiani che lo usano ogni giorno verranno a conoscenza di questa decisione attraverso i media, nonostante le ripetute rassicurazioni fatte da parte nostra”.
Hunter aveva precedentemente ammesso, in una lettera al ministro ombra per la Sicurezza informatica James Paterson, che la Cina potrebbe accedere ai dati degli utenti australiani sulla sua app, dal momento che la società è soggetta alle leggi cinesi sull’intelligence nazionale, che la obbligano a soddisfare le richieste di dati da parte di Pechino.
Tuttavia, Hunter ha anche detto che non ci sono prove che dimostrino che TikTok rappresenti un rischio per la sicurezza degli australiani.
“Siamo ansiosi di incontrare il ministro O’Neil, e chiunque altro al governo, per spiegare la verità della piattaforma. Sappiamo che dobbiamo lavorare di più rispetto ad altre piattaforme a causa del controllo cui siamo soggetti”, ha affermato Hunter.
Negli ultimi mesi diversi Paesi si sono mossi per bloccare l’app, in seguito alle rivelazioni che lo staff di TikTok con sede negli Stati Uniti e in Cina ha utilizzato l’app per spiare i giornalisti americani che scrivevano articoli critici nei confronti di TikTok, nel tentativo di identificare le loro fonti.