ROMA – “Sul fatto che questa legge sia incostituzionale non abbiamo mai avuto dubbi, ma non ci aspettavamo che il primo ricorso arrivasse tanto rapidamente”. Franco Tirelli, deputato del Maie, eletto al Parlamento italiano per la circoscrizione latinoamericana, è addirittura trionfante.
Mercoledì 25 giugno, il tribunale di Torino ha ammesso la richiesta di procedura incientale davanti alla Corte Costituzionale, presentata da Agis (Associazione giuristi iure sanguinis) e Auci (Avvocati uniti per la cittadinanza italiana) che sollevano il dubbio di incostituzionalità sulla legge 74. Succeduta al decreto-legge 36 (o decreto Tajani) e che ha introdotto da un giorno all’altro restrizioni importanti (e vissute come punitive dalla comunità italiana) alla trasmissione per discendenza.
La procedura incidentale è un meccanismo davanti al quale, all’interno di un processo, una o entrambe le parti sollevano una questione di legittimità costituzionale di una legge nodale per l’esito del giudizio. Il giudice, se ritiene che la questione non sia “manifestamente infondata”, sospende il processo e rimette la decisione alla Corte Costituzionale.
“Pensavamo che avremmo aspettato un annetto prima che la Corte Costituzionale fosse chiamata a pronunciarsi – continua Tirelli –. Invece, è probabile che già a ottobre il caso venga esaminato”.
Secondo il deputato, “la decisione del Tribunale di Torino conferma ciò che diciamo dall’inizio, cioè che le legge è anticostituzionale, perché non rispetta il principio di uguaglianza tra cittadini: un italiano nato all’estero diventa un italiano di serie B, perché non può trasmettere la nazionalità”.
Si riproduce così la stessa inequità di quando erano le donne a non poter trasmettere la cittadinanza ai figli, ingiustizia poi sanata dalla legge. “Ora invece il Parlamento sembra andare in senso contrario”, osserva.
Stesso problema si pone per chi ha la doppia cittadinanza, escluso dallo ius sanguinis dalla legge 74. “A questo proposito – dice Tirelli – tra Italia e Argentina c’è un preciso trattato che riguarda la possibilità di conservare la cittadinanza italiana pur acquisendo quella argentina. La legge 74 viola persino questo accordo”. Senza considerare che penalizza proprio gli italiani di Paesi con ius soli perfetto, come l’Argentina, appunto, nei quali l’acquisizione della cittadinanza per nascita non è un’opzione, ma un obbligo.
“La sensazione è di avere a che fare con una legge scritta in fretta e male, su pressioni esterne al governo” dice Tirelli.
Il deputato concorda sul fatto che alcuni cambiamenti dovevano essere realizzati. “Tajani, nella sua visita in Argentina, ha insistito sul mantenimento dei vincoli culturali con l’Italia. Ma allora sarebbe stato sufficiente introdurre un esame di lingua, come già avviene per l’acquisizione della cittadinanza per matrimonio”.
Altro problema erano i casi di corruzione e di falsificazione di certificati di nascita precedenti al 1900. “È un problema reale – afferma Tirellli –. Ma se scopriamo un caso di corruzione in un ospedale, indaghiamo la corruzione e puniamo i colpevoli o chiudiamo l’ospedale?”. Lo stesso vale per il sovraccarico di lavoro nei consolati. “Anzichè inviare più personale si blocca per legge l’accesso a un diritto”.