BUENOS AIRES - Franco Tirelli, deputato eletto nella circoscrizione estero per la ripartizione America Meridionale, ha criticato con forza la nuova legge sulla cittadinanza approvata dal Parlamento italiano.  

In un’intervista a Il Globo, ha ricordato che il Maie si è opposto al decreto-legge fin dal suo annuncio, definendolo un provvedimento “assurdo” e fondato su presupposti sbagliati. 

“Ci è sembrata una follia motivarlo su una questione di sicurezza nazionale – ha dichiarato Tirelli –. Non credo che i discendenti degli italiani all’estero abbiano mai generato un problema di sicurezza nazionale per l’Italia”. 

Secondo il deputato, si tratta piuttosto di una manovra elettorale interna, mossa da ragioni politiche più che da urgenze reali. 

“È stato più che altro un modo per far bella figura con una certa parte dell’elettorato in Italia, perché purtroppo molta gente è d’accordo con questa proposta – afferma –. Le nuove generazioni non conoscono, o si sono dimenticati, di cosa è successo cento anni fa nella storia dell’emigrazione italiana”. 

Il provvedimento è passato velocemente da decreto a progetto di legge, con un processo legislativo che Tirelli definisce “molto rapido, mal redatto, molto drastico e totalmente violatorio dei diritti degli italiani all’estero”. 

La legge 91 del 1992, secondo lui, stabilisce chiaramente che la cittadinanza si riconosce e non si concede, perché è un diritto acquisito alla nascita: “Un figlio di italiano, al momento di nascere, è già italiano. Quindi la cittadinanza non si concede, si riconosce. Il diritto già esisteva”. 

Tirelli contesta anche il tempismo del governo, che avrebbe anticipato un’attesa sentenza della Corte Costituzionale su un caso sollevato a Bologna, in cui si metteva in discussione proprio la retroattività e l’assenza di limiti generazionali nella legge vigente. 

“Secondo me, sapevano che la Corte avrebbe dichiarato che la legge era costituzionale, allora si sono mossi in anticipo e hanno fatto una legge totalmente incostituzionale, con aspetti come la retroattività – che è completamente fuori dal diritto – e limitazioni molto forti, soprattutto sui figli non iscritti. Per fortuna siamo riusciti a modificare almeno quel punto”. 

Il deputato ritiene che l’intero processo sia stato gestito male, senza alcun dialogo con le rappresentanze degli italiani all’estero: “Si poteva fare in un altro modo, parlando con tutte le istituzioni che si occupano degli italiani all’estero. Non è stato fatto – si rammarica –. Non si è ascoltato nessuno. È stato approvato così com’era, con solo qualche piccola modifica su figli minori, turni in sospeso e residenza di due anni in Italia per chi vuole ottenere la cittadinanza, in quel caso senza limiti generazionali.” 

Tirelli sottolinea che ora, approvata la legge, la battaglia si sposta sul piano giudiziario: “Adesso la seconda parte della lotta sarà nei tribunali italiani, per arrivare alla Corte Costituzionale”. E promette: “I nostri avvocati stanno studiando il tema per fondare la richiesta di incostituzionalità, e appena ci comunicheranno i passi da seguire, li diffonderemo tramite i nostri canali.”