MILANO - Il gup di Milano Teresa De Pascale ha rinviato a giudizio per abusi edilizi e lottizzazione abusiva gli otto imputati - fra costruttori, architetti, dirigenti ed ex dirigenti del Comune meneghino - indagati nell’inchiesta sulla progettazione e costruzione di “Torre Milano”, l’edificio in via Stresa affacciato su piazza Carbonari.  

Cade il capo di imputazione per i cinque dipendenti pubblici accusati anche di abuso d’ufficio, reato non più contestato dalla Procura dopo che è stato sostanzialmente cancellato da una norma contenuta nel decreto Omnibus. 

Si tratta della prima inchiesta relativa all’urbanistica milanese che arriva a processo, fra i tanti fascicoli aperti. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 11 aprile, davanti ai giudici della settima sezione penale. 

A processo finiscono dunque Stefano e Carlo Rusconi come rappresentanti legali della Opm, l’architetto Gianni Maria Ermanno Beretta in quanto progettista e direttore dei lavori, l’ex dirigente di Palazzo Marino Giovanni Oggioni, l’ex numero uno della direzione Urbanistica del Comune Franco Zinna, e i funzionari del Sue (Sportello unico edilizia) che si sono occupati della pratica, Francesco Mario Carrillo, Maria Chiara Femminis e Pietro Ghelfi. 

Le accuse sono di aver qualificato come “ristrutturazione edilizia”, invece che “nuova costruzione”, l’intervento di demolizione di due edifici e la loro sostituzione con un grattacielo di 24 piani, alto 82 metri, e un altro edificio più piccolo, accedendo così - a dire dei pm Paolo Filippini, Marina Petruzzella e Mauro Clerici - a una serie di vantaggi economici, urbanistici ed edilizi, in deroga alle leggi nazionali.  

La lottizzazione abusiva si qualificherebbe, in particolare, per aver iniziato una “trasformazione edilizia urbanistica” in assenza di un piano urbanistico attuativo, obbligatorio per gli edifici con altezze superiori ai 25 metri. 

Sarebbero stati quindi violati i limiti di legge inderogabili su densità, altezza e distanza degli edifici, provocando la “compromissione del paesaggio urbano”, e il tutto senza prevedere un aumento dei parcheggi, né del verde, nonostante i nuovi carichi urbanistici stimati in 102 appartamenti per 320 abitanti.  

Il progetto era stato avviato il 6 settembre 2018 tramite una SCIA (segnalazione certificata di inizio attività), utilizzata in alternativa al permesso a costruire, sulla base di una disposizione emanata il 31 maggio. Secondo la procura, la firma di quel provvedimento avrebbe garantito al privato “un ingiusto vantaggio economico di rilevante gravità” e un “ingiusto vantaggio patrimoniale derivante da maggiori volumi sul grattacielo”.