ROMA - Le opposizioni attaccano in coro il governo sulla scarcerazione del comandante libico Najeem Osema Almasri Habish, arrestato domenica scorsa a Torino, in esecuzione di un mandato della Corte penale internazionale (Cpi), perché accusato di torture.
In apertura della seduta della Camera, con l’intervento del ministro della Difesa Guido Crosetto all’ordine del giorno, i partiti di minoranza definiscono gravissima “la liberazione di un torturatore”, e chiedono una informativa urgente della premier Giorgia Meloni.
“Un aereo di Stato ha riportato a casa Almasri, un torturatore accolto tra gli applausi e una gran festa nella sua terra. Basterebbe questo per chiedere non solo un’informativa urgente a Meloni, ma anche le dimissioni del ministro Nordio”, è l’attacco del deputato di Avs Marco Grimaldi.
Il governo Meloni non avrebbe convalidato l’arresto per errori procedurali, ma il parlamentare accusa: “Peccato che l’areo messo a disposizione dai servizi era fermo lì dal mattino. Era già pronto. Il governo Meloni viola un mandato della Corte e si macchia di collaborazionismo”.
Gli ha fatto eco Paolo Ciani, del Pd, che chiede di chiarire con quali coperture Almasri sia entrato in Italia e addirittura, come sembrerebbe da alcune ricostruzioni, sia andato allo stadio a vedere la partita Juventus-Milan.
Chiara Appendino ha schierato sulla stessa linea il M5s, dichiarando di non riuscire a credere che si tratti di un errore e che Nordio non sapesse. “Se non lo è, come io penso, c’è la volontà politica”, dichiara.
Sabato scorso, l’uomo arrestato a Torino e poi scarcerato si trovava in Germania, dove si è presentato a un autonoleggio per chiedere se potesse riconsegnare la macchina a Fiumicino.
Lo stesso giorno la Corte penale internazionale ha spiccato il mandato d’arresto nei suoi confronti, e in quelle ore un funzionario della Corte dell’Aja ha preso contatto con un funzionario di sicurezza dell’ambasciata italiana in Olanda, per comunicargli che Almasri sarebbe entrato in Italia, dove è stato poi arrestato la sera del 19.
La decisione di procedere con il warrant of arrest era stata presa, a maggioranza, sabato scorso dalla stessa Corte, avendo deciso che ci sono “ragionevoli motivi” per ritenere che Njeem abbia commesso crimini che ricadono nella giurisdizione dell'organismo internazionale e che il suo arresto “appare necessario”.
Il comandante libico è membro di lunga data dell’Apparato di deterrenza per il contrasto al terrorismo e al crimine organizzato, milizia che, rileva Amnesty International, ha commesso “terribili violazioni con totale impunità nella prigione di Mitiga”.