Una personalità poliedrica e dalle infinite sfaccettature. Guglielmo Giannini ha avuto un impatto che ha lasciato il segno all’interno della società italiana molto più attuale e importante di quanto si possa immaginare. Giornalista, scrittore, regista teatrale e drammaturgo, Giannini è stato anche uno dei membri dell’Assemblea Costituente, nonostante le sue critiche al sistema democratico antifascista nato dopo la conclusione del Secondo conflitto mondiale.
Un paradosso verrebbe da pensare. Ma è proprio in queste sue contraddizioni che si sviluppa il personaggio che attrae tutt’oggi accademici e studiosi a raccontare la sua storia, anche dall’altra parte del mondo.
Il prossimo 11 maggio apre infatti la mostra Guglielmo Giannini, showman and politician al Co.As.It. di Melbourne e sarà disponibile fino al 30 giugno. Questa iniziativa è solamente la fase finale di un progetto di ricerca durato anni, che è iniziato nel 2014. Le curatrici della mostra sono Victoria Duckett, professoressa associata di cinematografia e deputy director del Deakin Motion Lab ed Elena Mosconi, professoressa associata di storia cinematografica all’Università di Pavia.
Le accademiche raccontano che la mostra ha lo scopo di raccontare come l’esperienza da ‘uomo di spettacolo’ di Giannini abbia profondamente influenzato successivamente anche la sua vita da politico.
Giannini nacque a Pozzuoli nel 1891 e iniziò la sua carriera come giornalista di periodici satirici e, dopo la Prima guerra mondiale, anche di riviste cinematografiche. Negli anni successivi divenne poi traduttore di film stranieri, commediografo, regista e sceneggiatore cinematografico.

Una scena del secondo atto della commedia 'Il sole a scacchi' di Guglielmo Giannini, Roma, Teatro Argentina, 11 novembre 1941, Compagnia di Dina Galli. (Foto: Centro Studi del Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale)
Ma è da un incidente che coinvolse il figlio durante il servizio militare, e che fu causa della sua morte, nel 1942, che nacque la sua profonda avversione nei confronti del fascismo e della guerra. Nel 1944 fondò il periodico L’uomo Qualunque, dove riuscì a esprimere sempre con efficacia le sue posizioni, usando spesso un linguaggio colorito e a tratti offensivo nei confronti di personaggi pubblici che, secondo la sua opinione, impersonavano il potere, appartenenti a tutte le forze dell’arco politico, da quelle di estrema destra a quelle profondamente antifasciste.
Fu proprio in questi anni che si sviluppò quindi il cosiddetto qualunquismo, termine usato per indicare il movimento con a capo Giannini che esprimeva una generale sfiducia nei confronti delle istituzioni, della politica e dei partiti più in generale visti come fonti di potere distanti dalle problematiche delle persone comuni, posizione coincidente con quella dei moderni populismi.
“Il tema del qualunquismo è estremamente attuale – ha infatti spiegato Mosconi –. Giannini ha il merito di essere l’anticipatore di una tendenza che scorre carsicamente nelle vene della politica italiana, ma che, di tanto in tanto, torna a farsi sentire. Basti pensare alle recenti elezioni politiche italiane del 2022. Giannini è un caso interessante perché evidenzia un problema con cui la politica italiana ritorna sistematicamente a fare i conti: quello dell’insofferenza degli uomini comuni per una classe sociale considerata privilegiata e autoreferenziale, come quella dei politici, da cui desiderano tenersi molto distanti”.
E proprio “la capacità di capire i gusti del pubblico, di essere popolare, è ciò che lo trasforma in un politico capace di parlare ‘in nome del popolo’, in un populista – ha proseguito Mosconi –. La mostra attraversa tutta l’avventura biografica di Giannini per far cogliere questo legame tra la componente dello spettacolo e quella della politica”. Anche Duckett ha aggiunto quanto, l’aspetto che si vuole sottolineare nella mostra sia proprio l’influenza che l’esperienza teatrale e cinematografica ha influito anche sulla sua breve, ma incisiva, carriera politica.
L’esposizione è resa possibile grazie alla collaborazione dell’Archivio Giannini della Deakin University di Melbourne, del Centro Studi del Teatro Stabile di Torino (Teatro Nazionale), dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Biblioteca Universitaria di Bologna (fondo Rodrigo Pais), dell’Università di Pavia e del Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell’Università di Parma.
Alla presentazione di apertura, oltre alle due accademiche, sarà presente collegata da remoto anche Sabina Ciuffini, nipote di Giannini, che ha aiutato la professoressa Duckett con la digitalizzazione di materiali appartenuti al drammaturgo, permettendo così anche la nascita dell’Archivio Giannini.
Per chiunque sia interessato a partecipare all’evento gratuito, è possibile registrarsi al sito, cercando l’iniziativa nella sezione eventi.