ROMA - Mai amici, mai sulla stessa linea. Il rapporto tra Papa Francesco e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump è rimasto freddo fin dal primo mandato alla Casa Bianca, nel 2017, quando in occasione della prima visita ufficiale del presidente, il pontefice si fece immortalare con un’espressione severa, mentre gli stringeva la mano.  

Lo scontro sulla politica migratoria ha acuito le distanze fino a quando, il 10 febbraio, il pontefice aveva inviato una lettera ai vescovi della Conferenza episcopale americana nella quale aveva attaccato, pur senza nominarlo, la difesa del vicepresidente JD Vance, recentemente convertito al cattolicesimo, alla deportazione di immigrati. 

Lo “zar del confine” Tom Homan, un fedelissimo di Trump chiamato a gestire l’emergenza migranti al confine sud, aveva risposto dicendo che il Vaticano è una città stato circondata da mura“.

Il primo Papa latinoamericano ha sempre difeso i migranti, citando passi biblici per ricordare il principio dell’accoglienza dello straniero. Già nel 2016 il pontefice aveva dichiarato come “chi costruisce muri per tenere lontani i migranti non può dichiararsi cristiano”. 

Nella lettera inviata due mesi fa ai vescovi statunitensi, Francesco aveva detto che le nazioni hanno diritto a difendersi dai criminali, ma “detto questo, l’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la loro terra per ragioni di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e incapacità di difendersi”. Citando il Libro dell’Esodo, Francesco aveva affermato il diritto delle persone a cercare rifugio e salvezza in altre terre. 

Il presidente della Conferenza episcopale americana, l’arcivescovo Timothy Broglio, lo aveva ringraziato pubblicamente, chiedendogli di continuare a pregare perché “si possa trovare il coraggio come nazione di costruire un sistema di immigrazione più umano, che protegga le nostre comunità e allo stesso tempo salvaguardi la dignità di tutti”. 

A Vance, un cattolico convertito che aveva criticato la posizione di Bergoglio – prima di incontrarlo domenica – ricordando come prima si debba pensare alle persone vicine e poi a quelle meno prossime, il pontefice aveva risposto nella lettera con una precisazione chiara: “L’amore cristiano non è un’espansione concentrica di interessi che si estende poco a poco ad altre persone e gruppi”. 

In questi mesi Trump si è tenuto lontano dalle vicende di salute del pontefice e ha ricordato la sua scomparsa con uno scarno messaggio, pubblicato su Truth quando ormai negli Stati Uniti erano le 8 di mattina – lui che è molto più mattutino con i post – e solo dopo che molti leader nel mondo avevano espresso il cordoglio. “Riposa in pace, Papa Francesco! - ha scritto il presidente - Che Dio benedica lui e tutti coloro che gli hanno voluto bene!”. 

La Casa Bianca, secondo i media americani, sarà invece molto più presente da ora in poi, per seguire la nomina del successore, come è già apparso nel messaggio di cordoglio pubblicato dal segretario di Stato Marco Rubio che, oltre alle parole di dolore, ha ricordato in modo inusuale la preghiera “per questo periodo di transizione della Chiesa Cattolica”. Trump vorrebbe un pontefice ultraconservatore, pronto ad allinearsi all’amministrazione statunitense.