TORINO - Lunedì scorso, 30 agosto, l’agenzia Ansa ha lanciato la notizia che era prevista per quel giorno l’operazione di estrazione della scatola nera della funivia Stresa-Mottarone, precipitata nel vuoto il 23 maggio causando la morte di 14 persone. Per esaminarla, rendeva noto l’agenzia, serviranno almeno tre mesi e, solo a quel punto, si potranno conoscere i dati contenuti nel software che dovrebbe aver registrato le anomalie dell’impianto.
E’ previsto invece per mercoledì prossimo, 8 settembre, l’incontro tra il presidente del collegio dei periti nominati dal gip e gli esperti e le parti per definire come trasferire i rottami della cabina e per decidere quando verrà rimossa la ‘testa fusa’, il cono di metallo attraverso il quale la fune traente si collega al carrello della cabina. Testa fusa che è tuttora sul luogo dell’incidente, conficcata nel fusto di un abete dove la cabina 3 è caduta. Come a oggi non è stato portato in laboratorio nemmeno l’ultimo pezzo del cavo spezzato per essere analizzato.
A oltre due mesi dalla tragedia, insomma, le indagini e le perizie sono ancora alla fase iniziale e il contenuto della scatola nera, che potrebbe fornire elementi importanti per capire cosa successe quel 23 maggio alla funivia, non sarà disponibile prima della fine di novembre.
Una lentezza che sta sollevando forti critiche da parte dell’opinione pubblica, soprattutto perché nei giorni seguenti alla strage le indagini sembravano essere partite con grande rapidità e in poche ore il gip di Verbania Banci Buonamici, aveva già indagato il gestore Luigi Nerini, il caposervizio Gabriele Tadini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio, accusati di omicidio colposo e rimozione di cautele antinfortunistiche.
Solo 48 ore dopo da quei fermi tuttavia, la gip Buonamici era stata sostituita e un procedimento disciplinare a suo carico era stato avviato. Sostituzione che ha sollevato forti polemiche e persino interessato il Consigliosuperiore della magistratura. Fatto sta che da quel momento, su disposizione della procuratrice capo Olimpia Bossi e della sostituta Laura Carrera, i tre indagati sono stati scarcerati e da allora le indagini sono andate parecchio a rilento.