La terapia di gruppo è un abbraccio collettivo, un rifugio dove le fragilità si trasformano in forza condivisa. In un mondo sempre più frenetico e isolante, questa pratica si erge come una risposta gentile ma potente ai mali invisibili che colpiscono la mente e il cuore. Ansia, depressione, solitudine, declino cognitivo: problemi che, presi singolarmente, possono sembrare montagne insormontabili. Eppure, nella condivisione, nel dialogo, nella semplice presenza degli altri, quei problemi trovano una luce, un sentiero percorribile.

Roberta Gottardo, psicologa italiana a Melbourne, conosce bene questa dinamica. Da anni si dedica alla comunità italiana locale, con una particolare attenzione agli anziani, spesso più vulnerabili al peso della solitudine. Il suo progetto di terapia di gruppo, al quale collaborano anche Chiara Costante, neolaureata in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova, e i terapisti Lara Nelli e Lionello Miccoli, nasce da un’esigenza concreta: offrire a queste persone uno spazio dove sentirsi accolti, dove poter parlare liberamente delle proprie paure, dei ricordi, delle sfide quotidiane. 

E non è solo una questione di parole: è la presenza degli altri che fa la differenza, quel sentirsi parte di qualcosa di più grande, dove il dolore si divide e la gioia si moltiplica. “Molti dei nostri partecipanti vengono da un’esperienza di isolamento, e il solo fatto di sapere che qualcuno li ascolta e li capisce ha un impatto enorme”, racconta Gottardo.

L’idea che il declino cognitivo possa essere contrastato attraverso attività sociali e creative potrebbe sembrare ambiziosa, ma è qui che il progetto di Gottardo diventa rivoluzionario.

Le sessioni non si limitano a un semplice scambio di parole; c’è un lavoro attivo sul mantenimento delle facoltà cognitive, con esercizi che stimolano la fantasia e la creatività. Attraverso tecniche come lo storytelling e il timesleep, i partecipanti vengono invitati a riscoprire la propria immaginazione, a raccontare e ascoltare storie che, seppur semplici, diventano ponti verso il ricordo e la consapevolezza di sé. “La creatività è una delle chiavi per mantenere la mente attiva – spiega –. Attraverso il racconto e l’ascolto, riscopriamo parti di noi che pensavamo di aver perso”.

Ma l’aspetto più sorprendente, racconta Roberta Gottardo, è la capacità delle persone di aprirsi. “Pensavo sarebbe stato difficile – ammette -; invece, la comunanza delle esperienze ha creato un legame immediato”. C’è qualcosa di profondamente terapeutico nel ritrovarsi con chi ha vissuto un percorso simile, nello scoprire che non si è soli nelle proprie battaglie. La terapia di gruppo diventa così un luogo dove l’italianità, con il suo carico di tradizioni e storie condivise, diventa un collante potentissimo. Gli anziani che partecipano spesso hanno vissuto la stessa esperienza di emigrazione, e ora si ritrovano a navigare insieme questa nuova fase della vita. “Molti di loro si riconoscono nelle storie degli altri, il che crea un senso di appartenenza che è essenziale per il loro benessere”.

Un elemento chiave del progetto è la sua accessibilità. Sviluppato da Casa Mia Care Services, “un’organizzazione formata da psicologi, counsellors e assistenti alla persona, bilingui, pronti a rispondere alle sfide uniche della disabilità fisica e mentale dei suoi clienti”, i partecipanti possono accedere gratuitamente alle sessioni, sia attraverso il Medicare Care Plan sia tramite i fondi NDIS. 

I benefici sono tangibili. Non si tratta solo di alleviare la solitudine o gestire l’ansia. La terapia di gruppo offre strumenti concreti per affrontare il quotidiano con più forza e serenità. “Durante gli incontri ci proponiamo di affrontare i sentimenti di ansia, paura, tristezza e rabbia offrendo un ambiente sicuro in cui le persone possano sentirsi libere di esplorare tali sentimenti e ricevere il sostegno necessario per affrontarli”, ha spiegato Gottardo.

Per chi volesse partecipare al progetto o ricevere ulteriori informazioni a riguardo, consigliamo di scrivere a info@casamiacareservices.com.