SEOUL – Il presidente deposto sudcoreano Yoon Suk Yeol è stato arrestato per essere interrogato, secondo quanto riferito dall’agenzia anticorruzione del paese, nell’ultimo capitolo di una saga politica che dura da settimane. Nella mattina di mercoledì, ora sudcoreana, Yoon ha lasciato la sua residenza, scortato dagli investigatori, ed è stato preso in custodia dai funzionari di polizia e anticorruzione sudcoreani.

È la prima volta che un’azione del genere viene intrapresa contro un presidente in carica in Corea del Sud. Dopo l’arresto, Yoon ha diffuso un messaggio video pre-registrato in cui ha nuovamente definito “illegali” le indagini nei suoi confronti. “Come presidente, il mio dovere è proteggere la costituzione e il sistema legale della Repubblica di Corea. Rispondere a queste procedure illegali e invalide non è un riconoscimento delle stesse, ma un tentativo di prevenire spargimenti di sangue”, ha dichiarato. 

Il mandato consente agli investigatori di trattenere Yoon per un massimo di 48 ore. Entro questo periodo, dovrà richiesto un nuovo mandato d’arresto per poterlo detenere più a lungo. 

La svolta, dopo un aspro braccio di ferro, è maturata perché l’unità militare a guardia della residenza presidenziale di Seul ha dato il via libera all’ingresso dei funzionari per l’arresto di Yoon, ha riferito l’agenzia di stampa Yonhap.

Sul presidente deposto pende il procedimento di impeachment che ha visto martedì la prima udienza alla Corte costituzionale. Yoon è ricercato per essere interrogato in diverse indagini legate alla sua breve dichiarazione di legge marziale, inclusa un’accusa di insurrezione – un crimine che in Corea del Sud può essere punito con l’ergastolo o addirittura con la pena di morte.   

Il presidente, sotto pressione, si era rifugiato per settimane nella sua residenza fortificata, protetto dal Servizio di Sicurezza Presidenziale.

L’ex magistrato conservatore nella notte tra il 3 e il 4 dicembre aveva gettato il Paese nel caos, richiamando alla mente i giorni della dittatura militare, e aveva inviato l’esercito in Parlamento nel tentativo di fermarne l’attività. Un gruppo di deputati riuscì comunque ad accedere alla Camera e ad approvare una mozione per revocare la legge marziale, costringendo Yoon a fare marcia indietro.

La Corte Costituzionale avrà ora tempo fino ai primi di giugno per decidere se rimuovere in modo definitivo il presidente o reintegrarlo. Il politico è inoltre indagato per numerosi reati, tra cui la “ribellione”. Yoon finora ha resistito al mandato d’arresto, grazie alle sue guardie del corpo che avevano respinto un primo tentativo della polizia di prenderlo in consegna, e si è rifiutato di apparire di fronte agli inquirenti per essere interrogato.

Il processo presso la Corte Costituzionale si svolgerà in cinque udienze, in programma fino al 4 febbraio, e si svolgeranno anche in assenza dell’imputato.