TEL AVIV - L’esercito israeliano ha colpito obiettivi in tutta Gaza, ponendo fine a una situazione di stallo durata settimane sull’estensione del cessate il fuoco che aveva interrotto i combattimenti a gennaio, con funzionari del ministero della Salute palestinese che riferiscono di almeno 100 morti, e molti di questi sarebbero bambini.
Attacchi sono stati segnalati in diverse località già in queste ore, inizio mattinata orario locale, tra cui il nord di Gaza, Gaza City, Deir al-Balah, Khan Younis e Rafah, nelle regioni centrale e meridionale della Striscia di Gaza.
L’esercito israeliano, che ha affermato di aver colpito dozzine di obiettivi, ha dichiarato che gli attacchi continueranno finché necessario e si estenderanno oltre i raid aerei.
I raid israeliani sono stati di portata molto più ampia rispetto alla serie regolare di attacchi con droni che l’esercito israeliano ha dichiarato di aver condotto contro individui o piccoli gruppi di sospetti militanti e seguono settimane di tentativi falliti di concordare un’estensione della tregua siglata lo scorso 19 gennaio.
Hamas ha immediatamente puntato il dito contro il governo israeliano ritenuto responsabile di avere annullato l’accordo di cessate il fuoco, lasciando così nell’incertezza il destino dei 59 ostaggi ancora trattenuti a Gaza.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato invece Hamas di “ripetuti rifiuti di rilasciare i nostri ostaggi” e di aver respinto le proposte dell’inviato mediorientale del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Steve Witkoff.
“Israele agirà d’ora in avanti contro Hamas con una crescente forza militare”, si legge in una dichiarazione ufficiale.
A Washington, un portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che Israele ha consultato l’amministrazione statunitense prima di effettuare gli attacchi che, secondo l’esercito, hanno preso di mira comandanti di medio livello di Hamas e funzionari, nonché infrastrutture appartenenti al gruppo terrorista.
Nelle ore in cui Israele ha lanciato questa ennesima offensiva, i negoziatori di Israele e Hamas si trovavano a Doha, mentre mediatori dell’Egitto e del Qatar cercavano di colmare il divario tra le due parti dopo la fine della prima fase del cessate il fuoco, durante la quale 33 ostaggi israeliani e cinque thailandesi erano stati restituiti dai gruppi militanti di Gaza in cambio di circa duemila prigionieri palestinesi.
Con il sostegno degli Stati Uniti, Israele aveva fatto pressione per il ritorno dei restanti 59 ostaggi ancora detenuti a Gaza in cambio di una tregua a lungo termine che avrebbe interrotto i combattimenti fino al termine del mese di digiuno musulmano del Ramadan e della festività ebraica di Pesach in aprile.
Tuttavia, Hamas aveva insistito sulla necessità di avviare negoziati per una fine permanente della guerra e un ritiro completo delle forze israeliane da Gaza, in conformità con i termini dell’accordo di cessate il fuoco originale.
“Chiediamo che i mediatori ritengano Netanyahu e l’occupazione sionista pienamente responsabili della violazione e dell’annullamento dell’accordo”, ha dichiarato Hamas.
Entrambe le parti si sono accusate a vicenda di non aver rispettato i termini dell’accordo di cessate il fuoco di gennaio, e ci sono stati diversi ostacoli durante la prima fase. Tuttavia, fino ad ora, si era evitato un ritorno completo ai combattimenti.
Israele aveva bloccato le consegne di aiuti a Gaza e aveva minacciato in numerose occasioni di riprendere i combattimenti se Hamas non avesse accettato di restituire gli ostaggi ancora detenuti.
Gran parte di Gaza è ora in rovina dopo 15 mesi di combattimenti, iniziati il 7 ottobre 2023, quando migliaia di terroristi di Hamas hanno attaccato le comunità israeliane intorno alla Striscia di Gaza, uccidendo circa 1.200 persone, secondo i conteggi israeliani, e rapendo 251 ostaggi portati a Gaza.
La campagna militare israeliana in risposta all’attacco terroristico avrebbe, secondo le autorità sanitarie palestinesi, causato un drammatico bilancio di oltre 48.000 persone uccise e distrutto gran parte delle abitazioni e delle infrastrutture della Striscia, comprese le strutture del sistema ospedaliero.