Trent’anni fa, esattamente il 6 agosto 1994, moriva per un infarto nella sua casa di Lampedusa, in Sicilia, Domenico Modugno, uno degli italiani più conosciuti al mondo, nel gotha canoro del nostro Paese quanto i suoi “colleghi” Luciano Pavarotti ed Enrico Caruso. Difficile se non impossibile trovare un posto nel pianeta dove non risuonino le strofe di “Nel blu dipinto di blu”, o almeno l’iconico ritornello “volare oh oh” cantato ogni volta che si chiede a un intrattenitore musicale di eseguire qualcosa in italiano.

E nell’immaginario collettivo, quella canzone va rigorosamente interpretata spalancando le braccia, proprio come fece lui al Festival di Sanremo, nel 1958.

Le canzoni di Domenico Modugno sono state tradotte in 150 Paesi. Quel brano con la parola “volare”, nell’immaginario collettivo era sinonimo di libertà, leggerezza, evasione, fuga. Ma Modugno è stato soprattutto un rivoluzionario per il panorama musicale italiano perché rimase vicino alle tradizioni, ma non respinse mai la novità e il progresso. Fu interprete della rivalsa, e del riscatto sociale attraverso la sua musica e il personaggio che creò. E lo dimostra il suo stesso successo: lui uomo di un sud, (era nato a Polignano a Mare, in provincia di Bari, il 9 gennaio del 1928) che alla sua epoca era decisamente bistrattato, divenne invece famoso in America come cantante pop, vinse anche il Grammy e conquistò il mondo.

Non solo cantante, il Modugno che si può definire rivoluzionario era tale perché fra i primi si dimostrò artista a 360 gradi, facendo anche l’attore, il conduttore e l’autore. Modugno, innovatore della musica, sapeva usare moduli musicali e giri armonici d’importazione estera in modo perfetto. Ed è una delle testimonianze della storia italiana e della società che cambia dal dopoguerra in poi.
Aveva un carisma fuori dal comune e una fisicità dal fascino magnetico, un talento innato coltivato seguendo i corsi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma che gli permetteva di dominare la scena.

E' stato il primo a portare al successo la musica folk quando, all’inizio della carriera, lui, pugliese di Polignano a Mare, usava un dialetto salentino molto simile al siciliano tanto che agli inizi della carriera si spacciò proprio per siciliano aprendo così una ferita con i suoi conterranei, che si sentivano traditi; la ferita si sanò definitivamente solo il 26 agosto 1993 quando, praticamente un anno prima della morte, fece un concerto nella sua Polignano davanti a 70.000 persone. “Chiedo scusa - disse - ma per la fame avrei detto anche di essere giapponese!”.

Al Festival di Sanremo del 1958 con “Nel blu dipinto di blu” ha cambiato per sempre il corso della canzone italiana, liberandola dalla retorica e dai luoghi comuni melodici: le braccia spalancate durante il ritornello swingato sono ancora oggi la pietra miliare della moderna canzone italiana. Grazie a “Volare”, come poi è stata chiamata in tutto il mondo, Modugno è stato il primo artista veramente internazionale che non fosse un tenore specializzato in arie d’opera o canzoni napoletane. Non c’è, nella storia dello spettacolo del Belpaese, un artista che sia stato capace di avere un successo così eclatante nella musica e nel teatro, dove dagli spettacoli di Garinei e Giovannini alla meravigliosa edizione dell’“Opera da tre Soldi” firmata da Giorgio Strehler in cui era un perfetto Mackie Messer accanto a Milva, splendida Jenny delle Spelonche, è stato un vero e proprio mattatore che ha lasciato un segno profondo anche in televisione.

In lui convivevano un’anima popolare e lo spirito di un artista capace di lavorare con Eduardo De Filippo e Quasimodo, di cantare “Piange il telefono” e testi di Pier Paolo Pasolini, compresi i titoli di testa di “Uccellacci e uccellini”.

Un cultore del dialetto, che considerava lo strumento espressivo naturale degli italiani, che usava con naturalezza il napoletano e che ha lasciato una grande canzone “in lingua” come “Resta cu’mme”, diventata un classico della musica di Napoli. Un uomo dal carattere complesso che negli ultimi dieci anni della sua vita è stato duramente colpito nel fisico, costretto su una sedia a rotelle: sono gli anni del suo ingresso in politica, eletto prima alla Camera con i Radicali, diventò senatore nel 1990 impegnandosi nella difesa dei diritti dei disabili. 

La menomazione fisica non gli impedì di riprendere la sua attività dal vivo, in esibizioni che erano la dimostrazione di una vitalità fuori dal comune, di un uomo che non si arrendeva a nessun costo alla malattia.

Modugno, “siciliano” per amore ma pugliese nel sangue, dimorò in una bellissima casa a Lampedusa nei pressi della nota spiaggia dei Conigli, davanti a quel mare blu che fa un unicum con il cielo. Si dice che nella bara furono messe l’acqua del mare e la sabbia della spiaggia, insieme al cilindro de “L’uomo in frac”, altra sua iconica canzone. Il tutto a completare l’immagine del grande artista che è stato.