Nella familiare cornice della Sala Venezia del Veneto Club di Bulleen, lo scorso 13 luglio, si è celebrato uno degli appuntamenti più attesi dall’associazionismo veneto d’Australia: la ‘Festa del radicchio’, promossa con entusiasmo dall’Associazione dei Trevisani nel Mondo. Un evento colorato, conviviale e, soprattutto, fortemente identitario, dedicato all’ortaggio simbolo della “piccola Venezia”.
Protagonista indiscusso della giornata, il radicchio di Treviso: l’ortaggio dal caratteristico colore rosso intenso e dal sapore lievemente amarognolo è stato omaggiato da circa 260 partecipanti. Non solo soci dei Trevisani nel Mondo, ma anche amici e rappresentanti di altre realtà regionali come i Veronesi nel Mondo, i Padovani e tanti simpatizzanti del Veneto Club.
Un’occasione per rinsaldare i legami fra le comunità venete all’estero, nel segno delle radici condivise e della buona tavola.
A fare gli onori di casa, la presidente dei Trevisani nel Mondo, Annette Parisotto, visibilmente emozionata: “Oggi abbiamo un ottimo pranzo, ma la cosa più bella è che siamo tutti assieme. È questa la vera festa. I nostri soci tengono moltissimo alle tradizioni, che continuiamo a tramandare con cura. I veneti, ogni giorno, sono a tavola con il radicchio”.
Davanti agli occhi dei presenti, una sala riccamente decorata e, al centro di ciascuna tavola imbandita, un radicchio “viola” come simbolico trofeo. Un gioco semplice ma suggestivo: chi trova una targhetta sotto il piatto del pane può portare l’ortaggio a casa.
Il menù? Un inno alla cucina trevigiana: risotto al radicchio, involtini di pollo, ciotole di radicchio fresco e, per dolce, una generosa cassata accompagnata dal tartufo gelato. Tutto preparato al momento, con prodotti locali e tante ricette della tradizione. Il risotto, in particolare, ha raccolto unanimi consensi: bilanciato, gustoso e colorato.
Ad allietare la giornata, la musica coinvolgente del duo Max&99, con i partecipanti scatenati sulla pista da ballo.
Non è mancata la parte spirituale, con la benedizione del radicchio affidata a padre Vito Pegolo: “Sono appena arrivato da Roma, dove ho incontrato tre volte il nuovo Papa. Ma oggi sono qui, tra voi, a celebrare questo simbolo della nostra terra”.
Soddisfatto Dennis Pozzebon, membro del comitato dei Trevisani del Mondo, che ha anticipato con entusiasmo i prossimi appuntamenti del sodalizio veneto: “Il 30 e 31 agosto sarà la volta dell’attesissima ‘Festa dei salami’: due giornate dedicate al cibo e al divertimento, con James Liotta come MC, stand gastronomici, dimostrazioni culinarie, una banda jazz, il coro del Veneto Club e una competizione per il miglior salame, giudicata da esperti”.
Tra i presenti anche Fabio Sandonà, figura di riferimento del Veneto Club, che ha sottolineato l’importanza del lavoro collettivo: “Dietro eventi come questi c’è una macchina organizzativa ben rodata. Il Veneto Club è sempre una struttura aperta a tutti, veneti e non. Oggi siamo qui per sostenere la comunità trevisana e, più in generale, quella veneta”.
Presenze istituzionali e associative non sono mancate: Giancarlo Perruzzo, ex presidente del Veneto Club; Renzo Zanella, presidente dei Veronesi nel Mondo, con la moglie Ida Zanella; e nel tavolo dei Padovani nel Mondo, la segretaria Katia Bacchin, trevisana doc, assieme al marito Luigi Bacchin, presidente dell’associazione padovana, che ha ricordato come “al di là delle singole associazioni di appartenenza, siamo soprattutto italiani”.
Infine, un commento sincero da Sergio Dal Pozzo, presidente del Cavour Club e membro del coro del Veneto Club: “Sono qui per la festa dei trevisani; io vengo soprattutto per divertirmi, ma oggi, oltre a questa motivazione, c’è anche un risotto davvero eccezionale”.
La festa dei trevisani, attraverso uno dei suoi prodotti più amati, ha così riportato al centro il valore della tradizione e la bellezza della cucina tricolore, oggi tra le più amate nel mondo. Ingredienti semplici, sapori iconici e una comunità, come quella veneta, che li custodisce e li tramanda con fierezza, sono le chiavi del suo successo. Perché l’identità, specie quella italiana, passa anche e soprattutto dalla tavola.