NEW YORK - La sentenza, emessa mercoledì sera (questa mattina in Australia), da un collegio di tre giudici a New York, afferma che Trump ha oltrepassato i limiti previsti dall’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977.

Secondo il tribunale, “i dazi globali e di ritorsione superano qualsiasi autorità concessa al presidente dalla IEEPA per regolare le importazioni tramite tariffe”. La Casa Bianca non ha commentato immediatamente, ma ha poi reso noto che l’amministrazione Trump si appresta presentare il ricorso.

Il provvedimento era stato contestato da almeno sette cause legali. Trump aveva giustificato i dazi sostenendo che i deficit commerciali statunitensi rappresentavano un’emergenza nazionale. Tuttavia, i querelanti, tra cui piccole imprese e 12 stati guidati dall’Oregon, hanno sostenuto che la IEEPA non autorizza l’imposizione di dazi e che un deficit commerciale non costituisce una “minaccia insolita e straordinaria”, condizione richiesta dalla legge.

Trump aveva colpito con i dazi Paesi come Cina, Canada e Messico e in misura minore anche l’Australia, citando la lotta contro l’immigrazione illegale e gli oppioidi sintetici. I suoi dazi, noti come “Liberation Day tariffs”, hanno scosso i mercati globali, ma fino ad ora con effetti economici limitati sugli Stati Uniti.

“Questa sentenza riafferma che le nostre leggi contano e che le decisioni commerciali non possono dipendere dai capricci del presidente”, ha affermato il procuratore generale dell’Oregon Dan Rayfield.