ROMA - La società petrolifera Rockhopper ha annunciato che l’Italia ha vinto il ricorso contro il risarcimento da 190 milioni di euro che, in un primo momento, le era stato imposto a causa della bocciatura del progetto fossile “Ombrina Mare”, previsto al largo della costa abruzzese.
Il progetto, che prevedeva l’estrazione di petrolio a pochi chilometri dalla costa dei Trabocchi, era stato cancellato dopo una mobilitazione senza precedenti, con manifestazioni che nel 2013 e nel 2015 portarono in piazza decine di migliaia di persone.
A renderlo noto è il Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua. Dopo lo stop, ricordano gli ambientalisti, la società aveva fatto ricorso a un arbitrato internazionale, sostenendo la violazione del Trattato sulla Carta dell’Energia, da cui l’Italia era comunque uscita anni prima.
In un primo arbitrato, l’Italia era stata condannata a versare 190 milioni di euro più interessi, ma il ricorso, presentato attraverso il Trattato internazionale per il regolamento delle controversie relative agli investimenti (Icsid), ha ora portato all’annullamento del risarcimento, secondo quanto riferito dalla stessa Rockhopper.
“La questione del risarcimento da 190 milioni di euro aveva avuto una vasta eco in Italia dove, invece di contestare le folli clausole capestro contenute nel Trattato dell’Energia, improvvidamente firmato a metà anni ’90, si era montata ad arte una feroce critica alla sacrosanta protesta anti-trivelle del popolo abruzzese”, afferma Augusto De Sanctis del Forum H2O, che aggiunge: “l clima non si difende a chiacchiere o scavando nuovi pozzi di petrolio, per giunta in un mare chiuso come l’Adriatico, serve abbandonare subito tutte le fossili”.