ROMA - Nel corso della confessione fiume ha tentato di scagionare i genitori, restando muto alle domande del gip o fornendo elementi minimi. Nell’indagine della Procura capitolina sul femminicidio di Ilaria Sula per il quale è in stato di arresto l’ex fidanzato, Mark Antony Samson, l’ultimo tassello resta quello relativo al ruolo avuto dalla madre e del padre nelle ore in cui la 22enne, studentessa originaria di Terni, veniva aggredita nell’appartamento di via Homs, nel quartiere Africano, quadrante nord di Roma. In base a quanto riferito dal giovane al giudice, che ha convalidato l’arresto riconoscendogli la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e disponendo il carcere per il rischio di fuga, reiterazione del reato e inquinamento probatorio, l’accoltellamento di Ilaria è avvenuto nella mattinata del 26 marzo. Azione compiuta da Samson subito dopo aver letto sul cellulare della giovane un messaggio di un altro ragazzo.
“Io non ero in casa, ero al lavoro”, avrebbe detto il padre di Samson a chi ha avuto modo di parlargli in questi giorni. Gli inquirenti si starebbero dunque concentrando sugli spostamenti dell’uomo anche se le indagini riguardano principalmente la madre, che potrebbe avere aiutato Mark nel ripulire la stanza, teatro dell’aggressione, e nel tentativo di sbarazzarsi del corpo, infilato in una valigia nera e gettato in un burrone a Poli, a circa 40 chilometri ddi distanza. Proprio per fare chiarezza sul suo ruolo, la donna potrebbe essere convocata dagli investigatori e dagli inquirenti già questa settimana, per un nuovo interrogatorio dopo quello avvenuto nelle ore successive al fermo del figlio.
“Rischio di fuga”: convalidato il fermo
L’ex fidanzato ha confessato l’omicidio della studentessa. Al vaglio il ruolo dei genitori del giovane