BUENOS AIRES – Sembra solo un numero: 140. Ma dietro di esso si nasconde un nome, una storia. E un’identità ritrovata.
L’associazione Abuelas de Plaza de Mayo ha annunciato questo lunedì la restituzione dell’identità del nipote numero 140, figlio di Graciela Alicia Romero e Raúl Eugenio Metz. La conferma è stata ufficializzata in una conferenza stampa all’ExEsma, presieduta dalla presidente di Abuelas, Estela de Carlotto, e da Adriana Metz, sorella del nipote restituito.
“Oggi diamo il benvenuto al figlio di Graciela Alicia Romero e Raúl Eugenio Metz, nipote 140”, ha annunciato Estela de Carlotto, al vertice di un’organizzazione di lotta da 47 anni.
Il nipote restituito è nato il 17 aprile 1977 nel centro clandestino “La Escuelita” di Bahía Blanca, come è stato ricostruito grazie alle testimonianze dei sopravvissuti e confermato ora dalla restituzione.
“La Escuelita” era una scuola trasformata dalla dittatura in un centro clandestino di detenzione. Le torture che avvenivano in quel luogo sono state documentate nel libro omonimo di Alicia Partnoy, pubblicato prima in inglese con il titolo Little School, dal momento che l’autrice – liberata dal centro clandestino e poi incarcerata in una prigione ufficiale – nel 1979 si esiliò negli Stati Uniti, dove vive ancora. Il libro è stato usato come prova testimoniale in un processo contro i militari responsabili dei delitti lì avvenuti.
Adriana Metz ha condiviso la sua emozione raccontando una ricerca cominciata durante l’infanzia insieme ai suoi nonni, Oscar Metz ed Elisa Kaiser. “Grazie a Abuelas per averci insegnato che la ricerca è collettiva – ha affermato –. Oggi questa rete abbraccia anche mio fratello”.
Estela de Carlotto ha invitato ancora una volta la società a partecipare: “La lotta non può essere in solitudine. Continuiamo ad essere quella parte che ha illuminato il mondo nel cammino della memoria. Benvenuto, nipote 140”.
L’indagine
La scoperta è stata possibile grazie a una segnalazione anonima che ha motivato un’indagine congiunta tra la Commissione nazionale per il diritto all’identità (Conadi) e l’Unità specializzata per i casi di appropriazione di minori durante il terrorismo di Stato (Uficante). Nell’aprile di quest’anno, il presunto nipote è stato contattato dalla Conadi e ha acconsentito a donare un campione del proprio Dna, che è stato analizzato dalla Banca nazionale dei dati genetici (Bndg). Lo scorso venerdì è stata confermata la coincidenza genetica, e quindi la relazione di consanguineità, con la famiglia Metz Romero e si è così conclusa una ricerca durata quasi cinquant’anni.
Durante la conferenza è stato messo in evidenza il lavoro silenzioso ma cruciale dei team della Conadi e del Bndg, che continuano la loro attività in condizioni politiche avverse. “Questa restituzione conferma quanto siano indispensabili gli strumenti creati dallo Stato”, hanno sottolineato da Abuelas. È stato inoltre riconosciuto l’impegno della rete nazionale e internazionale di attivismo per l’identità.
Una famiglia militante e il terrorismo di Stato
Graciela Alicia Romero (detta “Peti”) nacque il 21 agosto 1952 a Bahía Blanca. Studiosa, combattiva e solidale, ha militato attivamente nel Partito rivoluzionario del popolo (Prt) e nell’Esercito rivoluzionario del popolo (Erp) insieme al suo compagno, Raúl Eugenio Metz, “El Melli”, nato il 24 agosto 1953 nella stessa città.
Entrambi provenivano da famiglie con un forte impegno politico e sociale. Dopo essersi sposati e aver avuto la loro prima figlia, Adriana, si trasferirono a Cutral-Có (Neuquén), dove furono sequestrati il 16 dicembre 1976 da un gruppo operativo dell’Esercito e della Polizia. Graciela era incinta di cinque mesi.
La loro primogenita Adriana, di appena un anno, fu lasciata ad alcuni vicini e successivamente recuperata dai nonni paterni. Graciela e Raúl furono portati nei centri clandestini di Neuquén e di Bahía Blanca, dove furono torturati. Raúl fu fatto sparire nel gennaio del 1977.
In aprile, Graciela diede alla luce un bambino in prigionia. Quel neonato, oggi il nipote 140, fu consegnato dai militari a una famiglia “amica” e crebbe senza conoscere la sua vera identità.
Un crimine sistematico: il bambini appropriati
Il comunicato di Abuelas ha sottolineato che ogni restituzione conferma il carattere sistematico del piano di sterminio attuato dalla dittatura: sequestro, tortura, assassinio, sparizione dei corpi e appropriazione dei bambini.
Donne come Graciela partorirono nei centri clandestini, in condizioni disumane, e i loro figli furono consegnati ad altre famiglie per cancellarne le origini.
“Questo nipote 140 è parte di una verità che travolge l’oblio – ha concluso il comunicato –. Il diritto all’identità è fondamentale. Abuelas fanno giustizia per i nonni che non ci sono più e per tutte le famiglie che non hanno mai smesso di cercare”.
È stato ricordato che mancano ancora circa 300 nipoti da ritrovare. “Sono tra noi, condividono le nostre strade, i nostri lavori, i nostri affetti – afferma Abuelas –. Continuiamo a essere quel Paese che ha illuminato il mondo nel cammino della Memoria. Lottiamo affinché la verità non si spenga”.
Una restituzione in tempi di arretramento istituzionale
La notizia del ritrovamento del nipote 140 arriva in un momento critico per le politiche di memoria, verità e giustizia in Argentina. Sotto la gestione del presidente Javier Milei, diverse aree dello Stato legate ai diritti umani stanno affrontando uno svuotamento di risorse senza precedenti, sia per tagli al bilancio che per licenziamenti massicci.
Dalla fine del 2023, oltre 600 lavoratori sono stati licenziati dalla Segreteria per i diritti umani, compromettendo direttamente il funzionamento dell’Archivio nazionale della memoria, dello Spazio memoria e diritti umani, del Centro culturale Haroldo Conti e di altri organismi fondamentali per la conservazione dell’eredità storica e per le attività di ricerca. Molti di questi spazi oggi operano con personale ridotto e senza garanzie di continuità per i loro programmi.
Parallelamente, il governo nazionale ha adottato una posizione di negazionismo attivo nei confronti del terrorismo di Stato durante la dittatura. Le dichiarazioni ufficiali che relativizzano il numero dei desaparecidos e mettono in dubbio il carattere sistematico del piano repressivo hanno suscitato una forte reazione da parte degli organismi per i diritti umani, delle vittime e di ampi settori della società civile.
Anche la Banca nazionale dei dati genetici e la Commissione nazionale per il diritto all’identità – due istituzioni chiave per le restituzioni di identità – stanno attraversando gravi difficoltà operative. I bilanci assegnati sono stati ridotti in termini reali, senza aggiornamenti in rapporto all’inflazione e con limitazioni che rischiano di rallentare o paralizzare le indagini in corso.