WASHINGTON – Donald Trump esenta gli smartphone, i semiconduttori e i computer dai dazi reciproci, anche quelli imposti contro la Cina, in quello che è un nuovo passo indietro e, forse, un primo segnale di allentamento sulle tariffe a Pechino. La mossa è un regalo per Apple e quella Big Tech che lo ha sostenuto e si è schierata in prima linea al suo insediamento, ma anche un tentativo della Casa Bianca di rassicurare i mercati dopo una settimana di pressioni.

“[Di esenzioni] potrebbero essercene un paio per ovvie ragioni ma direi che il 10% è la soglia”, ha spiegato a bordo dell’Air Force One diretto a Mar-a-Lago dopo aver completato il suo primo check-up medico annuale, incluso un “test cognitivo al quale ho dato tutte le risposte esatte”.

Il presidente ha quindi ribadito il suo ottimismo sui rapporti con Pechino, pur non essendoci indicazioni di contatti per provare a raggiungere una pax commerciale.

“Sono sempre andato d’accordo con Xi, è un leader intelligente”, ha aggiunto dicendosi convinto che alla fine “qualcosa di positivo” accadrà con la Cina.

Pechino ha intanto risposto duramente ai dazi americani e messo in evidenza con la numero uno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, Ngozi Okonjo-Iweala, che rischiano di causare gravi danni ai Paesi in via di sviluppo e potrebbero perfino innescare una crisi umanitaria. La pausa di 90 giorni sulle tariffe non include Pechino e ci sono molti dubbi sulla possibilità che l’amministrazione possa raggiungere in tre mesi intese con 150 Paesi, provando allo stesso tempo a negoziare anche con il Dragone.

Il presidente Xi Jinping appare, secondo gli osservatori, in una posizione di forza rispetto a Trump: il presidente americano è stato infatti costretto a piegarsi di fronte alle pressioni dei mercati finanziari, mentre il leader cinese ha la possibilità di andare avanti nella sua battaglia contro il “bullismo” degli Stati Uniti, così come lo ha definito, senza particolati limiti. Trump dalla sua parte ha però la possibilità di accerchiare la Cina siglando accordi commerciali sui dazi con le sue rivali in Asia: l’amministrazione è infatti intenzionata a privilegiare le trattative con Giappone, Corea del Sud, Vietnam e India per contrastare l’influenza cinese.

Nell’agenda della Casa Bianca ci sono anche le trattative con l’Unione Europea. Il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic sarà a Washington questa prossima – quando è attesa anche la premier Giorgia Meloni (altro articolo a pagina 4) – per un nuovo round negoziale sulle tariffe.

L’esenzione di smartphone e computer dai dazi reciproci è indubbiamente una buona notizia per i mercati e le tasche degli americani in quanto tutela, almeno momentaneamente, colossi come Apple e Microsoft.

L’80% degli iPhone di Cupertino prodotti in Cina è destinato infatti agli Stati Uniti e i dazi reciproci del 125% avrebbero causato un’impennata dei prezzi fino a mille dollari con effetti negativi sull’inflazione e sul lavoro della Fed. Un nuovo balzo dei prezzi infatti potrebbe erodere la fiducia nelle capacità della banca centrale di controllare l’inflazione, infliggendo un altro duro colpo allo status degli Stati Uniti nel sistema finanziario mondiale.