WASHINGTON - Stato, quest’ultimo, teatro anche dell’ultimo duello a distanza tra lo stesso Trump e il presidente eletto per i due ballottaggi che decideranno le sorti del Senato (il voto è stato completato ieri pomeriggio, in Australia, ed è già in corso lo scrutinio delle schede dopo i tre milioni e più di voti postali che potrebbero far slittare il verdetto a domani).
Il farneticante colloquio, la cui registrazione è stata pubblicata dal Washington Post, ha indotto i dem ad andare all’attacco, anche se i vertici del partito finora non si sono pronunciati, dal presidente eletto Joe Biden a Nancy Pelosi, che domenica è stata incoronata speaker della Camera per la quarta volta.
È però uscita allo scoperto la vicepresidente eletta Kamala Harris: “è un insolente, sfrontato abuso di potere da parte del presidente degli Stati Uniti”. “Il disprezzo di Trump per la democrazia è messo a nudo”, le ha fatto eco il potente deputato Adam Schiff, mentre il suo collega Jerry Nadler annunciava che i dem al Congresso esamineranno le implicazioni legali della telefonata.
Due deputati hanno già scritto una lettera al capo dell’Fbi Christopher Wray chiedendo di indagare sulla telefonata stessa, mentre Raffensperger ha ammesso che il Presidente rischia un’inchiesta della Procura della contea di Fulton, dove voleva cambiare i risultati.
“Applicherò la legge senza timori o favori”, ha detto il procuratore distrettuale della contea di Fulton, Fani Willis, commentando la notizia del controverso tentativo di Trump. “Come molti americani, ho trovato la notizia allarmante”, ha spiegato in una nota, promettendo che chiunque commetta una violazione della legge della Georgia nella sua giurisdizione sarà chiamato a risponderne.
Un’indagine è stata proposta dal Washington Post in un editoriale intitolato: “Da impeachment. Probabilmente illegale. è un colpo di Stato”. Anche gli esperti legali contattati dal New York Times concordano che Trump potrebbe aver violato le leggi che proibiscono interferenze nelle elezioni statali e federali, ma pensano che sia difficile incriminarlo. Di diverso avviso l’ex leggendario reporter del Watergate, Carl Bernstein: “Un’altra pistola fumante”.
Pure nel campo repubblicano non mancano riserve e condanne. “Una mossa eccezionalmente pericolosa”, la reazione della numero tre del Grand Old Party alla Camera Liz Cheney. E proprio suo padre, l’ex vicepresidente Dick Cheney, sarebbe l’ispiratore della lettera con cui dieci ex capi del Pentagono hanno ammonito severamente Trump dalle colonne del Washington Post che “il tempo per contestare i risultati elettorali è passato” e che l’esercito non può essere usato per cambiarli.
È un passaggio di grande importanza politica quello della Georgia. che deciderà gli equilibri del Senato. Al momento i repubblicani hanno 50 parlamentari su 100; i democratici 48. Ai conservatori basta vincere anche uno solo dei due seggi in palio per raggiungere la soglia di 51 che garantisce il controllo della Camera alta. I progressisti, invece, devono conquistare l’intera posta in gioco per arrivare a 50: in quel caso la parità verrebbe spezzata a favore dei democratici da Kamala Harris, numero due di Biden e anche costituzionalmente presidente del Senato. In caso di vittoria, i dem controllerebbero tutto il Congresso e l’agenda di Biden non avrebbe ostacoli.
E intanto proprio oggi in Australia (il 6 gennaio a Washington) il Senato Usa dovrebbe certificare l’elezione di Joe Biden con, ironia della sorte, all’attuale vicepresidente Mike Pence, in qualità di presidente del Senato, la responsabilità di sovrintendere la sessione e dichiarare vincitore Biden respingendo, in pratica, gli inviti di Trump di esercitare i suoi poteri costituzionali di poter bocciare il risultato delle urne in relazione alla guerriglia giudiziaria in corso con le accuse di frode elettorale.