WASHINGTON - Joe Biden voleva chiudere per sempre il carcere di massima sicurezza per i terroristi dell’11 settembre a Guantanano, nella base americana a Cuba. E invece Donald Trump lo trasformerà in un centro di detenzione per i migranti illegali. 

Firmando la sua prima legge del secondo mandato, un provvedimento che renderà più facili gli arresti anche dei richiedenti asilo senza documenti, il presidente americano ha annunciato la creazione di un centro di detenzione a Guantanamo e rivendicato che, grazie alle politiche dell’ultima settimana, “nessuno entra più negli Stati Uniti”.  

Nel frattempo, a poche ore dalla sospensione da parte di un giudice del congelamento di sovvenzioni e prestiti federali, il tycoon ha tirato dritto ma assicurato agli americani preoccupati e confusi che “le pensioni e la sanità” non saranno toccate. 

Il commander-in-chief ha firmato il Laken Riley Act, che prende il nome da una studentessa 22enne della Georgia assassinata l’anno scorso da un venezuelano senza documenti ricercato per furto. La misura prevede la detenzione, fino alla loro espulsione, di un’ampia fascia di stranieri senza documenti, compresi i richiedenti asilo, che hanno commesso reati minori come il furto o il taccheggio.

I genitori e la sorella della giovane erano presenti alla firma alla Casa Bianca. 

“Abbiamo raggiunto un livello record di contenimento dell’immigrazione negli Usa. Nessuno tenta di entrare”, ha dichiarato il presidente americano accusando la politica del suo predecessore Joe Biden sui migranti di essere “arrogante e stupida”.

Trump ha poi annunciato la creazione di un centro, da 30.000 posti, per la detenzione dei migranti illegali a Guantanamo per “rinchiudere i peggiori criminali che minacciano gli Stati Uniti” e ha firmato un ordine esecutivo per dare mandato al dipartimento della Difesa e della Sicurezza interna di iniziare i lavori.  

Il presidente americano ha anche smentito indirettamente la notizia diffusa dal Washington Post di un passo indietro sullo stop ai fondi contenuto in un memo interno dell’Office of Management and Budget della Casa Bianca. La portavoce, Karoline Leavitt, ha insistito che “il congelamento è ancora in vigore” e Trump di fatto non ha parlato di nessuna revoca del blocco limitandosi a rassicurare gli americani che “la social security” e “Medicaid” non saranno toccati “da ciò che facciamo o faremo”.  

Una situazione che, comunque, resta confusa e lascia scuole, ospedali, organizzazioni no-profit, società di ricerca e forze dell’ordine nel panico a cercare di capire se abbiano perso o meno il sostegno federale.

L’amministrazione Trump, infatti, ha offerto a due milioni di dipendenti federali una liquidazione pari a più di sette mesi di stipendio in cambio delle loro dimissioni entro questa data. Una decisione che fa parte della riforma di taglio dei costi della pubblica amministrazione introdotta negli scorsi giorni dalla Casa Bianca. Secondo Axios, il governo Usa è pronto a pagare fino al prossimo 30 settembre gli impiegati del governo che non vogliono tornare in ufficio, a condizione che si dimettano entro il prossimo lunedì.

L’amministrazione si aspetta che l’offerta venga accettata dal 5% al 10% di loro, il che significherebbe potenzialmente centinaia di migliaia di persone.