WASHINGTON - Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che impone sanzioni alla Corte penale internazionale (Cpi), accusandola di “aver intrapreso azioni illegali e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato Israele”.  

Il testo, diffuso dalla Casa Bianca, proibisce l’ingresso negli Stati Uniti ai funzionari, dipendenti e agenti della Cpi, nonché ai loro familiari più stretti e a chiunque sia ritenuto aver collaborato al lavoro investigativo della Corte. Il decreto prevede anche il congelamento di tutti i loro beni negli Stati Uniti.  

I nomi delle persone prese di mira non sono stati immediatamente resi pubblici ma, già nel precedente mandato, il presidente degli Stati Uniti Trump aveva colpito Fatou Bensouda, allora procuratore della Corte. Il testo diffuso dalla Casa Bianca punta il dito contro le indagini della Cpi sui presunti crimini di guerra commessi dai soldati americani in Afghanistan e dal personale militare israeliano nella Striscia di Gaza. 

L’Olanda, che ospita la Corte penale internazionale, ha espresso “rammarico” dopo l’annuncio del decreto. “Il lavoro della Corte è essenziale per la lotta contro l'impunità”, ha affermato il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp su X.

A novembre la Corte penale aveva provocato l’irritazione di Washington dopo aver emesso un ordine d’arresto per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa e alcuni leader di Hamas. 

“Sanzionare la Corte penale internazionale minaccia l’indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso”, scrive su X il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ricordando l’incontro che ha avuto ieri a Bruxelles con la presidente della Cpi, la giudice Tomoko Akane. 

La Cpi condanna le sanzioni imposte dagli Stati Uniti ai suoi funzionari denunciandole come un tentativo di “danneggiare il suo lavoro giudiziario indipendente e imparziale”. La Corte “sostiene fermamente il suo personale e si impegna a continuare a fornire giustizia e speranza a milioni di vittime innocenti di atrocità in tutto il mondo, in tutte le situazioni che si presentano”.

In una nota pubblicata sul sito, la Cpi invita “i 125 Stati membri, la società civile e tutte le nazioni del mondo a stare uniti per la giustizia e i diritti umani fondamentali”. 

 “La Striscia di Gaza verrebbe consegnata agli Stati Uniti alla fine dei combattimenti”, per avviare il piano immobiliare e fare di quell’area un posto per turisti. Lo ha dichiarato Donald Trump in un post su Truth, rilanciando il suo controverso progetto immobiliare che ha ricevuto il no del mondo arabo e dei leader europei, oltre che di alcuni senatori Repubblicani, che lo hanno definito “complicato” o “non realizzabile”. Ma nonostante il muro di no, Trump è deciso a portare avanti la sua idea. 

“I palestinesi - ha aggiunto su Truth - gente come Chuck Schumer (il leader dei senatori Democratici, ndr), si sarebbero già risistemati nella regione in comunità più belle e più sicure, con case nuove e moderne”. Secondo il presidente Usa, la popolazione della Striscia vorrebbe “una nuova opportunità per essere felici, al sicuro e liberi”.  

Trump ha assicurato che “gli Stati Uniti stanno lavorando con i più grandi team di sviluppo provenienti da tutto il mondo, avvierebbero lentamente e con grande attenzione la costruzione di quella che diventerebbe uno dei più grandi e più spettacolari progetti sulla Terra”. Inoltre, ha garantito che “nessun soldato degli Stati Uniti sarà necessario e la stabilità nella regione regnerà”. 

Il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha avvertito che il piano del presidente degli Stati Uniti di prendere il controllo di Gaza e trasferire la sua popolazione è una “dichiarazione d’intenti di occupare” la Striscia. Il movimento palestinese ha anche chiesto “un vertice arabo urgente per affrontare il progetto di sfollamento” dei palestinesi da Gaza, ha affermato Qassem in una nota. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha esortato “i Paesi arabi a resistere alle pressioni di Trump e a restare fermi”, invitando allo stesso tempo “le organizzazioni internazionali ad adottare misure forti” contro il piano di Washington.