ANKARA – Ancora brutte notizie per l’economia turca, ormai da parecchi mesi in estrema difficoltà.
Il tasso di inflazione su base annua della Turchia è salito lo scorso gennaio al 48,69% dal 36,08% registrato a dicembre, il che rappresenta il più grande aumento dei prezzi da quando è entrato in carica due decenni fa, il presidente Recep Tayyip Erdogan.
In termini mensili, l’indice dei prezzi al consumo nel Paese è aumentato dell’11,10% a gennaio, dopo un aumento mensile del 13,58% a dicembre 2021. A gennaio l’aumento annuo più basso dei prezzi è stato del 10,76% nel settore delle comunicazioni, così come nell’istruzione con il 18,67%, nell’abbigliamento e nelle calzature con il 25,32% e nella salute con il 28,63%. I trasporti, invece, con un incremento del 68,89%, alimentari e bevande analcoliche, con il 55,61%, e mobili e casalinghi, con il 54,53%, sono state le voci dove si sono registrati i maggiori incrementi annuali.
Il nuovo rialzo del tasso di inflazione è giunto a pochi giorni dalla nomina di Erhan Çetinkaya a nuovo presidente dell’Istituto statistico turco (Turkstat), dopo l’uscita di scena di Sait Erdal Dinçer, che ha occupato la carica tra il marzo 2021 e il gennaio 2022.
Le ragioni della sostituzione di Dinçer non sono state rese pubbliche, ma il quotidiano di opposizione, Diken, ha riferito 10 giorni fa della presunta insoddisfazione di Erdogan per il lavoro di Turkstat, che continua a rilevare alti dati di inflazione che contraddicono il discorso ottimista del Presidente.
Il presidente turco è atteso in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi e a marzo incontrerà ad Ankara il presidente israeliano Isaac Herzog.Ankara ha ormai da mesi inserito tra le priorità la normalizzazione dei rapporti con attori rivali in un territorio che spazia dal Mediterraneo orientale fino al Caucaso, dal Medio Oriente alla Russia.