“Il turismo di ritorno rappresenta una grande opportunità per tutta la nostra comunità in Australia, ma soprattutto per le nuove generazioni di italiani che, pur amando la cultura ereditata dalle loro famiglie, non hanno ancora avuto modo di conoscerla e assaporarla di persona, nella sua essenza più pura e originale”.
A dirlo è Antonio Bamonte, consultore della Regione Campania e direttore generale della Viatour di Sydney, che da 51 anni opera nel settore del turismo.
Il turismo di ritorno è ora diventato, secondo le direttive del governo italiano, un’arma in più per la promozione dell’Italia all’estero, visto che i connazionali che vivono al di là delle Alpi e del mare sono stimati in circa 80 milioni. E che quello in corso, sia l’anno giusto, è un’opinione condivisa anche da Bamonte che, anzi, fa appello ai colleghi consultori per dare il via a progetti di questo tipo.
“Credo che sia il momento di organizzarsi e sfruttare le possibilità che il governo italiano sta mettendo a disposizione delle amministrazioni locali. A partire dai consultori delle regioni, dal nord al sud dell’Italia, è tempo di una mobilitazione mirata ad attivare questi progetti. Abbiamo l’occasione per i nostri migrati di vecchia data di tornare nei luoghi della loro infanzia, di ritrovarne cultura e tradizioni e, soprattutto, di condividerle con i nipoti, con le nuove generazioni, che le hanno conosciute solo attraverso i racconti, i ricordi e qualche foto in bianco e nero”.
Proprio Bamonte, negli anni scorsi, fu promotore di un progetto di turismo di ritorno molto particolare rivolto alla comunità italiana in Australia: il progetto Nonni-Nipoti. “Fu un’esperienza assolutamente positiva. Organizzammo questo viaggio in Italia che assunse una valenza importantissima per chi aderì. Qualcuno rimase così colpito da quel viaggio, il suo primo in Italia, che, addirittura, decise di trasferirsi nel paese d’origine del nonno rimanendo a vivere e lavorare lì. Si tratta di un progetto dalla valenza sociale e culturale inestimabile che mettemmo a punto proprio qui, nella nostra storica sede di Ramsay Street ad Haberfield”. Sede nella quale la Viatour di Bamonte lavora ininterrottamente a partire dal 1972. “Sì, da allora non è cambiato quasi nulla. Eccetto il fatto che si siamo spostati dal piano terra al primo piano della stessa palazzina. Oltre questo, è rimasto tutto lo stesso, specialmente l’attenzione che rivolgiamo alla nostra comunità”.
Il turismo è stato uno dei settori che più ha pagato lo scotto della pandemia. Per due anni le frontiere internazionali dell’Australia sono rimaste chiuse. Poi c’è stata una fase di paura, e ora…“Ora la gente sta ricominciando a viaggiare. Però, vorrei sottolineare che anche nel periodo più buio del Covid-19, la nostra attività è rimasta aperta. È vero che non c’era turismo ricreativo, ma è anche vero che molti connazionali avevano esigenze di rientrare in Australia o di tornare in Italia per permessi speciali e necessitavano di supporto visto il momento di gran caos”.
Per fortuna, quel tempo sembra ormai un ricordo. “Sì, però la differenza nei costi dei biglietti è rimasta. Oggi viaggiare è più costoso di quanto lo era prima della pandemia e non esiste più lo sconto last minute come eravamo abituati a conoscere in precedenza. Per chi viaggia conviene comprare biglietti con grande anticipo perché più si avvicina la data di partenza, più il costo sale”.
Tornando al turismo di ritorno, Bamonte crede che questo mercato di nicchia possa aiutare nell’ulteriore sviluppo economico-finanziario fra Italia e Australia- “È innegabile che chi ha la fortuna di avere un approccio così particolare con l’Italia, come quello di scoprire i luoghi d’origine della propria famiglia, può anche cogliere quelle sfumature, quelle potenzialità di territori che chi li vive, a volte, non vede o non ha capitale da sfruttare. Ci sono tanti esempi di italo-australiani della vecchia generazione che hanno investito soldi in Italia, altri che, invece, hanno sfruttato le peculiarità del paese d’origine per avviare esportazioni o importazioni che hanno dato lavoro a molte persone”.
“Questo flusso, in un senso o nell’altro - conclude Bamonte - genera benefici economici e sociali per entrambi i Paesi. Senza considerare che il turismo di ritorno può aiutare a ripopolare piccoli borghi, come quelli da cui molti di noi provengono, e che oggi sono quasi disabitati”.