Tutti i punti d’intesa sul programma finora raggiunti da Pd e M5s vengono pubblicati martedì mattina sul blog delle Stelle, un modo per dare agli iscritti che si esprimeranno poche ore dopo su Rousseau la possibilità di valutare quelle che saranno le scelte del futuro governo. Il documento è però una bozza, si precisa, il cui testo è sulla scrivania del presidente Giuseppe Conte che lo sta integrando e definendo.
La lunga lista, composta da 26 punti, è in alcune parti dettagliata e in altre sembra di più una dichiarazione di intenti, ma dà un quadro piuttosto completo di quale sarà l’intenzione del governo in formazione. Si parte subito forte, chiarendo che la politica economica del bilancio 2020 sarà in chiave “espansiva”, ma “senza compromettere l’equilibrio di finanza pubblica”. Un colpo al cerchio e uno alla botte, direbbe qualcuno, ma quello che più importa è che il governo intende assolutamente neutralizzare “l’aumento dell’IVA”, e punterà le sue risorse soprattutto sul “sostegno alle famiglie e ai disabili”, sul risolvere il problema “dell’emergenza abitativa”, e su “scuola, università, ricerca e welfare”. A dare fiducia nella possibilità di maggiori investimenti è l’apertura dell’Ue, alla quale si chiederà tuttavia anche di superare i parametri stringenti dell’austerità e di risolvere una volta per tutte il problema della gestione comune dei flussi migratori. Altro tema determinante subito affrontato è quello del lavoro e in questo senso l’obiettivo sarà ridurre la tassazione che pesa sui lavoratori, introdurre il salario minimo, approvare una legge sulla rappresentanza sindacale, ma anche un piano strategico sulla sicurezza e una legge per eliminare le differenze di genere nelle retribuzioni. Il terzo punto affronta il problema delle nuove generazioni, e l’attenzione non è solo per coloro che sono rimasti in Italia, ma anche per chi ha lasciato il Paese, perché trovi condizioni per “tornarvi e trovare un adeguato riconoscimento del merito”.
La lotta alle disuguaglianze resta uno dei principi fondanti, ma portarla a compimento sarà un’impresa ardua di cui è tratteggiato solo un abbozzo, mentre saranno gli investimenti sulle nuove tecnologie a permettere quello che è ribattezzato il Green New Deal attraverso la “transizione ecologica” e la spinta dell’intero sistema produttivo verso un’economia circolare.In questo senso verteranno anche gli investimenti per il piano contro il dissesto idrogeologico e per nuove infrastrutture che tengano conto degli impatti sociali e ambientali delle opere.
Sono presenti poi tutti i cavalli di battaglia del M5s, dalla riduzione dei parlamentari al conflitto di interessi, dalla riforma della giustizia, alla cittadinanza digitale, fino alla tutela dei beni comuni, come la scuola, l’acqua pubblica, la sanità. Per quanto riguarda le concessioni autostradali si parla di “revisione” e non di revoca, mentre per l’evasione fiscale si prevede l’inasprimento delle pene per i grandi evasori. Le tasse, ovviamente, saranno abbassate attraverso un sistema ampio del fisco, ma allo stesso tempo l’idea è quella di lanciare un piano straordinario di investimenti per la crescita e il lavoro al Sud, anche attraverso l’istituzione di una banca pubblica per gli investimenti che aiuti le imprese in tutta Italia e che si dedichi a colmare il divario territoriale del nostro Paese. Il Nord però non sarà lasciato a bocca asciutta e il processo di autonomia differenziata andrà completato, dice la bozza, ma il principio di coesione nazionale e di solidarietà andrà tutelato.
E tutela è anche la parola che viene utilizzata nei confronti dei risparmiatori. Per la P.A., la parola d’ordine sarà digitalizzazione, ma per il web non c’è solo amore e infatti verrà introdotta la web tax per le multinazionali del settore che spostano i profitti e le informazioni in Paesi differenti da quelli in cui fanno business.
Lotta ai paradisi fiscali dunque e alla criminalità organizzata tra i punti principali del programma che nella sua ultima parte affronta quella che dovrebbe essere il patrimonio di maggior valore del Paese, quello artistico e culturale. Ma sul punto si fa solo ad un generico accenno alla molto abusata parola “valorizzazione” attraverso il turismo e il recupero delle più antiche identità culturali e delle tradizioni locali. Infine, per chiudere non manca l’accenno all’export, ovviamente da promuovere con il made in Italy e da ultimo, quasi sia entrato per il rotto della cuffia, c’è l’accenno alla capitale, da rendere “sempre più attraente per i visitatori e sempre più vivibile e sostenibile per i residenti”. Un buon proposito alla Miss Italia che ha l’unico scopo di far sapere al sindaco di Roma che non si sono scordati di lei.
Certo, in così poco tempo non si poteva pretendere molto di più, ma a leggerlo viene da pensare che il lavoro di integrazione del Premier non sarà certo altrettanto breve.