TORINO - Il ventiduenne Alex Pompa, processato con l’accusa di avere ucciso il padre a coltellate nel 2020 per difendere la madre nel corso dell’ennesima lite in famiglia, è stato assolto dalla Corte di Assise d’Appello di Torino. 

Il processo è stato ripetuto per decisione della Cassazione, che aveva annullato con rinvio una precedente sentenza di condanna a sei anni e due mesi.  

“Quando i giudici hanno letto la sentenza mi sono voltato verso i miei avvocati, perché non sempre capisco cosa viene detto in queste aule. Ora devo metabolizzare”, ha detto il giovane subito dopo essere stato assolto. 

I giudici non hanno pronunciato la parola “assoluzione”, ma hanno detto di avere confermato la sentenza di primo grado, che risale al 24 novembre 2021, che effettivamente aveva prosciolto il giovane.  

“È una gioia indescrivibile – dichiara l’avvocato difensore di Pompa, Claudio Strata, commentando la sentenza –. Spero che questa pronuncia, autorevolissima, metta fine alla vicenda”, aggiunge il legale. 

Dal dibattimento durante il processo era emerso il clima da incubo in cui era precipitata la famiglia. Il padre, Giuseppe, è stato definito un uomo irascibile, prevaricatore e ossessivo, al contrario di Alex, conosciuto da amici e compagni di studi per il carattere mite.  

La madre Maria, cassiera in un supermarket, ha raccontato che la sera del 30 aprile 2020 la lite fu più violenta delle altre. Suo marito, che nel corso della giornata l’aveva contattata non meno di 101 volte sul telefonino solo perché credeva che al lavoro avesse salutato un collega con un sorriso, cominciò a gridare quando lei era ancora sul pianerottolo.  

Alex si intromise e trafisse il genitore con 34 fendenti, servendosi di 6 coltelli uno dopo l’altro. Per i giudici di primo grado agì per “legittima difesa” durante “una lotta ingaggiata per sopravvivere”.